Who Am I? è il secondo disco dei Pale Waves, band di Manchester giunta all’attenzione del grande pubblico britannico nel 2018 con My Mind Makes Noises – debut uscito per Dirty Hit, label di artisti come The 1975, Wolf Alice e Rina Sawayama.

La ricetta dell’esordio era fin troppo semplice: chitarre ’80s, synth q.b., ritornelli zuccherosi un po’ CHVRCHES un po’ The 1975 e, per farcire bene il tutto, un pizzico di estetica goth. Mettete in forno a 180° e avrete My Mind Makes Noises, un prodotto studiato fin troppo a tavolino per appagare una ben definita fetta di pubblico. Nonostante ciò, il disco aveva effettivamente un paio di singoli molto orecchiabili e che non avrebbero per nulla sfigurato nella playlist Sing-Along Indie Hits di Spotify in mezzo a una The Mother We Share e una What You Know.

Quasi tre anni più tardi, Who Am I? fa fare alla band un salto in avanti di un paio di decenni: addio anni ’80, benvenuti 2000. La cantante Heather Baron-Gracie deve aver trovato in qualche vecchio scatolone in casa il cd di Let Go di Avril Lavigne perché l’influenza dell’artista canadese è evidente, dal chiaro omaggio dell’artwork fino all’estetica e i suoni. È sufficiente ascoltare le tracce d’apertura Change e Fall to Pieces per essere assaliti da un’immediata nostalgia, con il loro alternarsi tra ritornelli aggressivi ed elettrici e strofe miti e acustiche tipiche del pop-rock di quegli anni.
Se domani uscisse in sala l’ennesimo American Pie, probabilmente Easy sarebbe la colonna sonora perfetta e, quando canta “Loving you, loving you is easy”, la nostra mente non può fare a meno di pensare al “‘Cause you’re everywhere to me” di Michelle Branch. Ogni tanto i Pale Waves tornano ancora un po’ indietro negli anni strizzando più di un occhio agli Smashing Pumpinks (I Just Needed You); altre volte – invece – si ricordano di essere nel 2021 e pop nel 2021 significa Taylor Swift (Odd Ones Out).

Anche le liriche rispecchiano alla perfezione i più classici canoni del teen-pop, tra importanti dichiarazioni d’amore (la ripetizione del pronome “she” nel ritornello di She’s My Religion, dedicato alla fidanzata di Baron-Gracie), inni di ribellione (You Don’t Owe Me) e perdite di affetti (Wish U Were Here).

Who Am I? non è sicuramente l’album più innovativo degli ultimi anni, tutt’altro. Suona meravigliosamente vecchio, derivativo, iper-nostalgico: al contempo pregi e difetti di un disco il cui merito più grande è quello di farci chiudere gli occhi per mezz’ora e farci immaginare di essere ancora una volta su quel pullman che ci sta portando al liceo, al fianco il/la ragazzo/a che ci piace dell’altra classe e nelle cuffie dell’mp3 da 256MB Complicated di Avril Lavigne: forse, soprattutto in questo periodo, abbiamo solo bisogno di questo 🥲

Tracce consigliate: Fall to Pieces, Easy