Quest’album mi ha confuso. Non ho capito quale sia il suo obiettivo. Se debba farmi ballare o farmi sognare, secondo una presunta vena psych. Ad esempio brani come Forever, Not Really There e Spinning Signs sembrano scimmiottare i Beatles 2.0 dell’era Sgt. Pepper.

Tra le altre canzoni si salva Carousel, non tanto per un particolare fattore qualitativo, quanto per l’assenza delle tastiere ingombranti che avevano iniziato a stressare già da Too High. In Carousel si abbassa il ritmo e si riesce a dare finalmente respiro all’album, tant’è che trova spazio anche una modesta barriera di suoni, con stacco di chitarra acustica (che avrebbe dovuto prendere ispirazione da pezzi come Siberian Breaks degli MGMT). E sono proprio gli MGMT a venire in mente ascoltando l’album, con la differenza che alla band psych-pop di S. Francisco manca la componente anthemica che portò il duo newyorkese al successo.

La chiusura dell’album è affidata alla ben rodata formula del pezzo lento, con brani come Sleepwalking: una chitarra pulita su una batteria nascosta, sentimenti lisergici e tranquillità. Comporre la closing-track Angels avrà probabilmente fatto finalmente capire ai Painted Palms che le tastierine per fare i pezzi drogati bisogna saperle usare, altrimenti diventano noiose. Anche qua comunque, come poco prima, si ciondola su una ballatona un po’ à-la Congratulations (sempre degli MGMT).

Un album assolutamente non memorabile, con al massimo qualche simpatico pezzo qua e là da sentire per caso se capita. Ed è infatti l’insipidità del lavoro la maggiore colpevole del suo fallimento. la vena psych-pop non viene mai incanalata in un pezzo incisivo che possa rimanere stampato in testa. Di band a caso come questa, un paio d’anni fa c’erano i Letting Up Despite Great Faults: diverso genere sì, ma a differenza dei Painted Palms, per lo meno nel loro modesto album avevano una bombetta come Postcard.

Recommended track: Spinning Signs