Il giorno venerdì trenta settembre duemilasedici molta attenzione mediatica è stata catalizzata soprattutto dall’uscita di tre dischi: 22, A Million dei Bon Iver, Sirens di Nicolas Jaar, Epoch di Tycho. Tre dischi che si fondano sull’elettronica, come punto d’inizio, d’arrivo, di svolta, insomma, persone che si divertono molto con le macchinette, i campioni, la sperimentazione. Tutto elegante e ben fatto, di classe eh. Però era pur sempre un venerdì e la sera dopo aver ascoltato i tre dischi piangevo moltissimo. Menomale è arrivato Mr. Oizo con All Wet.

A fare da contraltare a tutta questa bellezza raffinata ci pensa proprio quel cafoncello di Quentin Dupieux, che se ne frega abbastanza ed esce lo stesso giorno con tutt’altra attitudine. Alle delicatezze sintetiche il francese risponde con sample tagliati con l’accetta già dall’emblematica Ok Then, prima traccia di All Wet per un viaggio sonoro elettronico di poco più di mezz’ora.

Il francese non è famoso per la sua varietà compositiva, e anche quest’ultima fatica non eccelle nel muoversi oltre l’idea di loop giusto+variazioni+kick spaccaorecchie. Non si capisce mai bene se il mestiere di Oizo sia di decostruzione cosciente o se semplicemente si diverta molto a lavorare così. La questione ci si pone spesso durante l’ascolto e il canovaccio non cambia molto mentre il disco va avanti senza trovare una risposta. L’elettronica dritta e campionata di Oizo si adatta spesso e volentieri ai numerosi ospiti presenti nel disco, a volte in bene e a volte in male. Il pezzo migliore si chiama No Tony, dura solo un minuto e mezzo e vede lo zampino tricolore di Phra (dai Crookers, dai) che sopra degli splendidi sample funk praticamente fa da testo programmatico, parlando di «megahit interplanetarie con tre suoni» sopra una megahit interplanetaria con tre suoni; vietato volergli male. Quando la formula sembra star perdendo mordente si risolleva molto con la title track grazie all’aiuto del berlinese Siriusmo che dà l’instabilità analogica giusta agli occhiolini troppo perfetti alla trap e all’EDM. Dall’altra parte dello standard qualitativo segue Chairs con Mocky, che è abbastanza ripetitiva e facilmente dimenticabile. Il disco si chiude, dopo il pezzo un po’ esageratamente da party scemo con Charli XCX (a qualcuno deve essere sfuggito il fader dell’ironia), con un trittico di brani prodotti dal solo Oizo con pochi picchi e con il caotico finale vocoderato di Useless.

Tutto questo ragionamento traccia per traccia si disfa un po’ se si pensa alla situazione in cui i pezzi del signor Dupieux dovrebbero essere ascoltati (la comunicazione dipende dal contesto, no?) e il modo in cui il successo (meritato eh) è arrivato al produttore francese. Siamo tutti colpevoli di aver ascoltato Flat Beat e ci è pure piaciuto; è solo un pezzo, tratto da un EP pregevolissimo tra l’altro, ma è per quel pezzone che è diventato noto come produttore. Quindi se in tutto All Wet si cercano i pezzi buoni certo, ci sono, e questo mi sembra già un punto a favore di Oizo, perché questo è quello che sa fare meglio. Certo, nel complesso non è un’opera grandiosa, ma è divertente e resta in testa.

Tracce consigliate: No Tony, All Wet