Venticinque anni fa Deer Waves non era ancora nato, la maggior parte delle persone che ci scrivono non era ancora nata e i Motorpsycho erano già su un palco.
Nell’anniversario delle loro nozze d’argento Ryan e Sæther ci propongono Behind The Sun, il loro diciassettesimo disco in studio (escludendo le collaborazioni) con il quale continuano il loro trend prog e arrivano puntuali al loro appuntamento annuale.
Sul passato dei Motorpsycho c’è ben poco da dire, dischi come Blissard e Trust Us hanno aumentato lo spessore musicale degli scorsi decenni e creato una fan base estremamente fedele e riverente nei confronti dei norvegesi, che di sicuro nemmeno questa volta tradiscono le alte aspettative.

Il disco, complemento del precedente Still Life With Eggplant, già dalle prime note sottolinea la sua spiccata vena prog e quando si parla di prog è davvero difficile non scadere nel citazionismo e attingere a piene mani dalle produzioni anni ’70. Gli stilemi dei Rush (soprattutto in Cloudwalker), degli Yes e dei Genesis colorano il nuovo prodotto Motorpsycho che ha però dalla sua una produzione davvero attenta e ovviamente aiutata dalle diavolerie tecnologiche che quarant’anni fa non erano disponibili.
Produzione e mixaggio che riescono a rendere udibili ma non fastidiose le cowbell di On A Plate, che scavano uno spazio per il grossissimo bottom nei chitarroni di Reine Fiske e Hans Magnus Ryan e valorizza gli archi degli Sheriffs Of Nothingness nella prima ballad del disco, Ghost (l’altra è l’eterea Entropy).

Con Behind The Sun i Motorpsycho, abbinando il progressive rock alla loro anima garage e psichedelica, consegnano un progetto che, pur essendo inattaccabile, non innova e non ha niente che lo distingua in modo significativo.
L’ascolto è stato piacevole ma troppo spesso ho avuto l’impressione di aver a che fare con qualcosa di già sentito, in più la copertina, palesemente fatta con Paint, è tutt’altro che invitante.

Traccia consigliata: On A Plate