Nobody Gets A Reprieve cantava Elliott Smith in King’s Crossing. La tregua ricercata dal compianto Smith presumo fosse però cosa ben diversa da quella inseguita da Morning Tea, al secolo Mattia Frenna.
Una cosa accomuna però il nostro connazionale ad Elliott e, perché no, anche a Nick Drake, immortali cantastorie e compagni di qualsiasi persona che abbia calcato dell’asfalto con le cuffiette nelle orecchie, almeno in una giornata di merda, al massimo ogni giorno: la necessità di imbracciare una chitarra e suonare, la necessità di prendere una penna e scrivere, la necessità di schiarirsi la voce e cantare. E a noi non viene lasciato nulla, se non la necessità di ascoltare.
Ascoltare una chitarra acustica tanto naturale da sembrare lì a strimpellare accanto a noi che ci emozioniamo per la voce di Mattia, una voce che pare venire da chissà dove, una voce che canta di quelle cose che abbiamo vissuto un po’ tutti e a cui ripensiamo guardando fuori dalla finestra mentre fuori piove, una voce che fa a cazzotti con quella chitarra ora delicata ora graffiante, che a sua volta fa a cazzotti con la vita e i sentimenti.
A Place Like Home mi ha lasciato a bocca aperta al primo ascolto, e continua a farlo ancora, così come le fugaci pennellate di Grey Eyes e il pianoforte di The Free World. In To Alex si lascia apprezzare l’ossimorica ricercatezza di un apposito lofi riverberato nelle parti vocali, ben spalmate su di un arpeggio cullante, Neon Lights al contrario tira dritto senza guardare in faccia a nessuno. Peckinpah regala poi momenti estremamente melodici e If There Was A Start This Could Be The End chiude l’album lasciando un ritornello chiaro e fisso nella mente, di quelli che rimangono lì in qualche angolo della testa e ritornano guardando fuori dalla finestra, mentre fuori piove.
Nobody Gets A Reprieve è la semplicità degli strumenti, degli arrangiamenti, del quotidiano. È la bellezza di un tè caldo in una mattina d’inverno.
Niente di nuovo all’orizzonte, chissà quante persone imbracciano una chitarra acustica ogni giorno per cantare quel che gli passa per la testa, quello che hanno vissuto, quello che abbiamo vissuto.
A pochi è stato però concesso il dono di Morning Tea: quello di toccare tasti nascosti, di colpire con intensità al primo ascolto, e di far emozionare ad ogni play sempre di più.
Tracce consigliate: A Place Like Home, If There Was A Start This Could Be The End