Malgrado la diffidenza che possono ispirare i loro nomi, Millie & Andrea non sono altro che il team up del meglio del meglio della Modern Love, una delle etichette che negli ultimi anni più ha influenzato l’evoluzione di una certa musica elettronica con le sue fascinazioni occulte tra techno e dubstep. Millie è Miles Whittaker, uno dei due Demdike Stare ma impegnato anche in una non meno interessante carriera solista, mentre Andrea è Andy Stott, che a causa del suo Luxury Problems è indiziato come uno dei principali colpevoli dello sdoganamento della techno nei timpani hipster (grazie bro).
Attivi in questa combo sin dal 2008 su Daphne (label figlia della Modern Love, adibita solo a release di Millie, Andrea e Millie & Andrea) con una notevole sfilza di dodici pollici, danno alle stampe sull’etichetta madre questo loro primo disco lungo che, a quanto dicono, è considerabile più uno split che un vero album collaborativo: le tracce, infatti, sono in gran parte frutto o di Millie o di Andrea, raramente i pezzi sono frutto del lavoro di entrambi e provando a distinguere chi sia autore di cosa si finisce su un territorio ricco di insidie in cui è meglio non addentrarsi.

Uno dei più grandi motivi di fascino di Drop The Vowels, oltre al semplice e inequivocabile dato di fatto che è un disco che ti spacca la vita, è proprio questo: il trovarsi in una zona grigia in cui non è dato a sapere il lavoro di chi si stia ascoltando e ciò amplifica oltremodo il valore che ha la sinergia tra questi due artisti, da sempre su due binari simili, dai percorsi diversi ma dalle stesse fermate e destinazioni. L’ultima? La jungle. Era palese dagli ultimi live sia di Andy Stott che dei Demdike Stare (e pure nei Testpressing di questi ultimi) che la prossima fase evolutiva del loro sound sarebbe stata in direzione della giungla e qui ne troviamo conferma definitiva in praticamente tutti i pezzi del disco, in particolare Temper Tantrum, un pezzo bestiale con un annichilente tiro da rave, per altro già apparso nella terza release dei due per Daphne, nel 2009.

In Drop The Vowels, oltre alla jungle, troviamo tribalismi sciamanici (GIF RIFF), profondi viaggi house (Spectral Source, altro pezzo del disco ad essere già stato dato alle stampe, sempre nel 2009, sempre per Daphne), deflagranti giochi di luci e ombre tra misticismo e breakbeat (Corrosive), conturbanti episodi ambient che odorano di Demdike Stare (Quay), ma a fare il ruolo della padrona di casa è ancora quella techno bastarda dalle equalizzazioni estreme che è l’inequivocabile marchio di fabbrica di Andy Stott, impressa a fuoco nel pezzo più grosso del disco, Back Down.
A fare da catalizzatore di tutte le declinazioni e influenze del disco è Stay Ugly, brano più rappresentativo di questa collaborazione, che sta alla Modern Love come gli Avengers stanno alla Marvel. Com’era pronosticabile, Millie & Andrea ci regalano alcuni dei momenti più magici di quest’anno nelle zone d’ombra adiacenti alla techno.

Tracce consigliate: Stay Ugly, Temper Tantrum, Back Down.