Dall’ultimo Love Letters sono passati due anni: dopo aver smorzato i propri spigoli con il soul, il pop e i suoni analogici dello studio Toe Rag, i Metronomy tornano con un progetto più elettronico. I singoli e i video che hanno anticipato l’uscita di questo atteso Summer 08 non davano sempre un’ottima impressione, ma messi nel contesto dei quaranta minuti del nuovo album direttamente dalla testa di Joseph Mount assumono dei connotati diversi, più precisi. La dichiarazione di Mount è limpida: vuole tornare alle origini, registrando di nuovo completamente da solo dopo Pip Paine (Pay the £5000 You Owe), riguardando al pop sgangherato di Nights Out e all’estate precedente la sua uscita, in cui era più o meno famoso. Una sorta di nostalgia a breve termine del primo successo dei Metronomy, insomma.
Il singolo Old Skool, terza traccia, è un ottimo esempio di questa tendenza: sample di 808, di vecchi pezzi dei Metronomy e di un cane che abbaia per una traccia obliqua e spensierata che fa entrare nel primo trio di pezzi di livello del disco. Infatti finisce Old Skool e inizia 16 Beat, strana dichiarazione d’amore per le canzoni a 16 battute, con una linea di basso che rimbalza alla perfezione per uno dei momenti migliori del lavoro; si lascia spazio poi all’intro dalle suggestioni a-là Twin Peaks di Hang Me Out To Dry con la svedese Robyn che colora tutto di synthpop nordico ultracontemporaneo. Segue Mick Slow, melanconica ballad pop costruita senza esagerazioni, pausa di discreta classe tra le baroccate di Mount. Anche le ultime tre tracce sono di ottima fattura, alzano ancora il livello e l’attenzione e lasciano un bel ricordo di Summer 08: Night Owl suona vagamente lisergica, pop quanto basta per entrare in The English Riviera; Love’s Not an Obstacle rallenta leggermente i bpm, ovattandoli con linee di basso avvolgenti per accompagnarci al finale downtempo raffinato di Summer Jam che si descrive perfettamente, tra organi analogici e percussioni cadenzate.
Per quanto l’idea di rievocare delle sensazioni e un sound di appena otto anni fa sia stramba, Mount ci prova sinceramente e ci riesce, con un risultato non eccellente ma positivo, che sprizza metronomytà da ogni poro a metà tra l’autocitazione e l’autoparodia. Se volete quel sound là è meglio riascoltarsi Nights Out, e siamo d’accordo, ma Summer 08 è un buon disco: piacerà ai fan della band che vedranno il lato umano di Mount e i fasti della musica passata attraverso la maturità. Un ottimo compagno per l’estate.