Finalmente il Vane è arrivato.

Sì, ok, è arrivato anche su Spotify, ma soprattuto è arrivato questo cazzo di disco che tutti aspettavamo dall’alba del 24 gennaio, ossia il giorno successivo all’uscita di 7 miliardi. Inutile nascondersi e fare quelli che lo seguivano “dal giorno uno, prima che diventasse famoso!“, perché la granata lanciata da Massimo Pericolo è esplosa in un nano-secondo, non appena ha tolto la miccia dello “SKRT” gridato nell’intro, radendo così al suolo tutto quello che è venuto prima.

Il disco di debutto Scialla Semper prende il nome dall’operazione della Polizia che ha portato lo stesso Alessandro in carcere (pena scontata poi tra prigione e domiciliari) con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio; ed è proprio ai domiciliari che nasce il Massimo Pericolo che conosciamo oggi: un ragazzo che ne ha passate di ogni, incazzato e deluso dalla vita, schifato dal sistema e dagli abusi delle forze dell’ordine, depresso e con la voglia di gridare al mondo quanto cazzo sia dura vivere certi momenti e soprattutto superarli.

Che vi siate innamorati o meno di 7 miliardi, musicalmente parlando, non aspettatevi un album così “grezzo” e martellante: nei restanti minuti, le basi sono molto più pacate e intime e vanno a inserirsi, più o meno tutte, negli standard canonici della trap italiana degli ultimi anni. Cocco, Amici, Scialla Semper starebbero benissimo in una versione 2.0 del primo disco di Sfera, tanto per farvi un esempio.

Sì, avete letto bene, però chiariamo subito una cosa: in questo disco c’è davvero poco, o forse niente, da scartare perché tra Crookers e Nic Sarno (più Palazzi D’Oriente e Xqz) si fa davvero fatica a scegliere quale sia la traccia più bella. Tutto è prodotto egregiamente (bellissimo il lavoro sulle voci in Cocco) e ogni pezzo riesce a costruirsi una netta identità, grazie soprattutto alle liriche di Alessandro.

Dimenticatevi i dissing a caso, le pile di soldi, le puttane col culo di fuori, gli ergastoli in tasca e le collane d’oro bianco; Alessandro è seduto dallo psicanalista mentre canta questo disco e narra quello che vive(va) quotidianamente, cercando di sconfiggere i demoni che ha in testa.
In Scialla Semper troviamo gli Amici di una volta che lo accompagnano alle feste, una Ramen Girl di cui è talmente innamorato che lascerebbe pure Belen per lei, ci sono le Sabbie d’oro sul Lago di Varese, posto di mille ricordi e altrettante bevute con gli Amici e, soprattutto, c’è il prima-durante-dopo la galera nella title track.

Scialla Semper è un pezzo da pelle d’oca, un racconto intimissimo che potrebbe essere la colonna sonora del docu-film Sulla Mia Pelle (E vi chiamano “eroi”, se rompete le teste). Alessandro racconta il suo arresto (forse esagerato – “Quattro sbirri con il pezzo per il gighello” e ancora “Per il mio reato il carcere lo chiamo scherzo“) e quello di altre 27 persone (Hanno fatto le retate, ventotto al fresco) e di tutte le dinamiche della galera (Il secondino più bravo è quello che grida) e del sistema di recupero e reinserimento dei detenuti (Come cazzo si fa? Diventare bravi qua, chiamasi cattività).

Massimo Pericolo piace a tutti, senza alcun tipo di retorica: piace ai giovani perché è il nuovo volto della trap (che trap ovviamente è riduttivo), piace ai puristi e alla critiche perché le basi sono una spanna sopra al 95% del resto, piace soprattutto alla vecchia scuola perché è sincero e ha davvero vissuto in prima persona ciò di cui parla, raccontandolo con rime potenti ed efficaci, degne del miglior Lazza.

Se l’Italia ha perso fiducia in quella musica che fino a ieri sembrava averla fatta rinascere, oggi il nuovo punto di partenza è Massimo Pericolo: che la musica italiana riparta da lui.