Tornano con il loro secondo album i Man Without Country a due anni dal loro debutto FOE, che aveva generato buone speranze per il giovane duo di Cardiff, con il loro mix di elettronica cristallina e voci riverberate evocative.

L’arrivo di Maximum Entropy fa storcere non poco il naso.
Sembra che la pressione di dover comporre un sophomore convincente abbia appesantito la scrittura dei pezzi: dove è finita la (acerba ma presente) carica emotiva che li contradistingueva? Questa è la domanda che mi faccio per tutta la durata di questo lavoro. E mi da un po’ fastidio parlarne, perchè  continuo a sentirmi di fronte ad un esercizio di forma meticoloso che cerca disperatamente la perfezione.
Ma io dovrei farmi i cazzi miei per un attimo e magari parlare di quello che c’è qua dentro: l’opener Claymation è obbiettivamente un pezzo che funziona, ed il ritornello è abbastanza catchy da prenderti al primo ascolto.  Ed anche il singolo Laws of Motion, con la collaborazione di White Sea, funziona molto bene. Si sente che i ragazzi hanno intrapreso i tour con M83 e I Break Horses nei scenari di synth atmosferici che creano, e si sente da lontano una certa vena più pop à la Depeche Mode (con calma, eh) nella loro passione per i suoni provenienti dagli Eighties.
Quello che resta, però, è proprio la forma. Si ok, va bene per la cura maniacale dei suoni e per le glitchate, ma resta pochissimo della sostanza dei pezzi. Non sarebbe neanche giusto stare qui ad esaminare i tanti aspetti tecnici di ogni singolo episodio perchè so che vi annoierebbe, e solo di quello potremmo parlare.
I Man Without Country perdono una buona occasione e lasciano l’amaro in bocca. Mai avrei voluto tagliare una opinione su un album in maniera cosi frettolosa, ma per la prima volta, non trovo altro da dire.

Tracce Consigliate: Laws of Motion.