Qualche tempo fa avevo iniziato a vedere un sacco di film in streaming, tra noie mortali e boiate, ho visto anche This Is England di Shane Meadows. Per chi non lo conoscesse è un film veramente carino sul movimento skinhead inglese degli ‘80s. film commovente ok, tante belle cose ma resta il fatto che dopo averlo visto mi sono interessato al movimento e ho iniziato a documentarmi in Internet anche riguardo al lato musicale degli skin. La colonna sonora comprendeva decine e decine di gruppi accomunati dall’appartenenza allo stesso genere: lo ska. Nel film i Madness non c’erano ma iniziando ad ascoltare The Specials, Bad Manners etc. sono arrivato anche a loro.

Il primo loro brano in assoluto che ho sentito è stato One Step Beyond. Classicone dello ska. Per chi non lo sapesse lo ska sarebbe il papà del reggae, detto in parole elementari. Per essere più specifici, vengono presi in prestito strumenti tipici delle formazioni jazz, come sassofono e tromba e strumenti “nuovi” quali chitarre e bassi elettrici. Questa musica nacque per far ballare, risultando stimolante, veloce ed energica. Musicalmente, lo ska può essere caratterizzato da un accento sul secondo e sul quarto movimento di una battuta (4/4) e con la chitarra sul secondo, sul terzo e sul quarto movimento, mettendo in particolare evidenza una sincope ritmica. Scusate ma come per gli esami all’università, se volete capire chiaramente una cosa Wikipedia è la miglior risposta. Quell’accento evidenziato dalle chitarre o dagli ottoni si chiama offbeat, cioè quella cosa ripetitiva che può anche annoiarvi (de gustibus) e che trovate onnipresente anche nel reggae/rocksteady e tutta quella roba da rastafariani. Proprio di questa roba chiamata Ska i Madness sono una delle tante band padrina del genere che ebbe tanto successo nel Regno Unito, successo che si amplificò ancora di più nella seconda parte dei 70’s infatti negli anni precedenti lo ska aveva consolidato le sue radici nelle periferie popolate soprattutto da immigrati giamaicani. Non è un caso quindi che gente come i Clash e i Massive Attack provenissero da quelle zone. E riguardo alle sue radici in UK i principali protagonisti sono stati proprio giamaicani come Laurel Aitken e Desmond Dekker. Poi successivamente si è verificata la seconda ondata ska che ha portato alla nascita del sottogenere 2 tone. Il 2 tone ska si caratterizza per un attitudine maggiormente punk e per essere suonato principalmente da bianchi (nessun razzismo eh). All’immagine del 2 tone sono legati anche un etichetta (appunto la 2Tone Records) e un’icona: tale Walt Jabsco, un omino vestito in completo elegante con cappellino e occhiali da sole che si dimena.

Ma tornando ai nostri “pazzi” bianchi, One Step Beyond fa parte dell’omonimo album di debutto del 1979 che raggiunse la seconda posizione nella classifica inglese. Questo successo è dovuto a un album veramente godibile e ricco di pezzi ottimi, primo tra tutti Night Boat To Cairo, brano che ancora oggi fa ballare l’intero pubblico di Glastonbury, tanto per dire. Ma come per tutti gli anni passano e i Madness tra tentati cambi di stile e di nome, sono invecchiati e nella scena musicale attuale sono abbastanza fuori posto.

Proprio così, quest’ultimo album, il 12° della loro ventennale carriera, ha poco da offrire all’ascoltatore. Cercando di abbandonare la loro forte componente ska, il risultato è qualcosa di indefinito in cui non vedi una linea di continuità. Da brani composti di melodie degne del miglior brit-pop degli anni ’90 – My Girl 2 – si passa a imbarazzanti atmosfere pacchiane e pseudo-romantiche di matrice disco come Never Knew Your Name, roba che neanche gli Spandau Ballet. I Madness sembrano imitare le sperimentazioni di Albarn con Gorillaz o The Good, The Bad and The Queen, ripescando revival della loro giovinezza. A sorpresa Death Of A Rude Boy è il brano più interessante dell’album, una personale versione di Karmacoma (con le dovute proporzioni), atmosfera dub che viene parzialmente rovinata dagli eccessivi ottoni, resta comunque un brano interessanti anche per le similitudini con suoni più moderni (vedi Massive Attack). Oui Oui, Si Si, Ja Ja, Da Da è un tentativo di lifting all’immagine dei Madness che si può dire riuscito quanto gli interventi sulla Lecciso.

Ascoltare album così fa male, soprattutto a chi è legato a questa band (tipo me) poiché ha lasciato brani eterni e non vale la pena rovinare la storia di una band con maldestri tentativi.