Mi aspettavo tantissimo dal secondo disco dei Lower Dens: un ottimo esordio (Twin Hand Movement) due anni fa, un live con i controcazzi l’anno scorso, la formazione che si amplia e vede l’ingresso di un tastierista e, soprattutto, Brains ad anticipare l’album. Brains è davvero un pezzo formidabile, un crescendo estenuante e magnifico che sale sempre di più e invade il cervello. Una delle cinque migliori canzoni che abbia avuto modo di ascoltare quest’anno.

Purtroppo il resto dell’album non aggiunge granché. Lamb, Lion In Winter e soprattutto In The End Is The Beginning sono ottimi pezzi, il basso di Brains che continua in Stem mi ha fatto agitare, ma nel complesso le mie aspettative non sono state pienamente soddisfatte. E potete vedere benissimo il voto che ho messo all’album (meritatissimo oltretutto) per farvi un’idea di quello che mi aspettavo dai Lower Dens. I suoni ci sono tutti, ma melodicamente l’album non prende come dovrebbe e non rende assolutamente giustizia a quella che fu una band che aveva capito da che parte stava andando la musica con un certo anticipo e che invece ora si accontenta di un album che a confronto con i precedenti del gruppo risulta quasi anonimo.

Speriamo in una terza prova migliore.