Non da Londra, né da Seattle, né tanto meno da un sobborgo disagiato del Commonwealth. I Love the Unicorn nascono e crescono (eccome se crescono) nella nostra amata penisola, a Roma, assorbendo tutto ciò che la cultura musicale ha prodotto negli ultimi decenni, plasmando un genere a metà fra il nostalgico ed il più recente dream pop. Sulla scia dei successi internazionali di band nostrane, i Love the Unicorn si ritagliano uno spazio di tutto rispetto in questa scena, seguendo gli esempi di  Soviet Soviet Be Forest.

A Real Thing è il debutto della band romana, dopo il fortunato EP Sports di tre anni fa; le cose in questi tre anni sono cambiate, le turbolenze interne del gruppo hanno modificato, seppur non radicalmente, il suo stile, rendendolo a suo modo più maturo (ha senso parlare di maturazione per una band agli esordi? sì). In una sola mezzora di ascolto, A Real Thing riesce a svelare le varie anime ed influenze dei Love The Unicorn, partendo dall’azzeccatissima opening Acid Rain, che cela degli elementi di acidità tipici dei Mudhoney ma in cui si scorgono anche i The Libertines. Di tutt’altro tenore è invece Don’t Look at Me in That Way vera e propria figlia dei giorni nostri, con un’atmosfera spiccatamente dreamy, si rivela una ballata piacevole e malinconica allo stesso tempo; stesso discorso vale per la seguente Fence. L’album scorre veloce e fluido, gli strumenti si sovrastano e si mescolano rendendo spesso difficile distinguerli l’uno dall’altro, come in Melted. Se le vere protagoniste di quest’album sono la voce ondulata e le linee melodiche della chitarra, degno di nota è anche l’uso di synth e tastiere, finalmente utilizzati in maniera non banale in un disco italiano.

A Real Thing segue la logica dello scorrimento del tempo, iniziando con una pioggia acida (Acid Rain), ma andando a concludersi con A Sunny Day in RomeWeekend che, con leggerezza, accompagnano l’ascoltatore con suoni decisamente più dolci rispetto a quelli iniziali. Un esordio sicuramente buono per la band romana, la quale riuscirà a ritagliarsi ancora più spazio in una scena italiana (e romana) affollata da band che hanno molto meno da dire.

Traccia consigliata: Weekend