Brillano di luce propria per poi estinguersi, fluttuano nello spazio. Saranno mica le stelle di San Lorenzo? No, sono quella generazione di musicisti pre-social in fase di adattamento alla nuova normalità e ad un pubblico più rigido e meno passionale. In mezzo alle scorie elettrosimpa degli anni zero Sam Dust e il suo debutto solista LA Priest è la più classica delle meteore.

Un fattore che accomunava queste nicchie musicali era l’utilizzo del corpo mezzo di comunicazione: i Late of the Pier lo facevano scimmiottando tra tastiere e synth, con quello spirito così, un po’ punk, con l’attitudine nel fare musica terribile con un nome divertente (tipo We Smoke Fags). Quel processo di normalizzazione che ha fatto la fortuna dei coetanei Metronomy qui non è mai avvenuto, per questo Inji è un album ad alto tasso nostalgico, con space funk e chillwave subacquea sufficiente a creare un vortice spazio-temporale. Due sono i fattori che ci fanno andare in retromarcia di qualche anno: il gusto per l’analogico e il culto del mashup.

Lo spirito delle registrazioni di Inji è quello di creare una strana e piacevole alchimia tra canzone classica e sintetizzata, insieme ad alcune ricerche scellerate (vedi hype #245) con tastiere sciccose e Nile Rodgers sotto acidi (Oino). Il nostro è bravo a riproporre il lato più mistico e ipnotico di questa corrente (Occasion) così come spolverare il basso francese più danzereccio, con i piacevoli clash mixati di Party Zute/Learning to Love e i meno indimenticabili 4/4 di Night Train. Questi curiosi e ben riusciti esperimenti vengono alternati da alcuni cameo che distolgono l’attenzione sul formato album, tenendo conto delle ispirazioni del nostro senza una precisa logica (Fabby). Tutto sommato la ricerca artistica di Sam Dust è rispettabile, ma non epica. Di epico invece c’è da segnalare la sua destrezza nel far convivere queste ispirazioni in Lady’s in Trouble With the Law, stratificando sonorità classiche ed effusioni sintetizzate con un intro modulare intatto, creando il giusto pathos per rispolverare il lo fi degli esordi di Neon Indian e Washed Out.

Chi vuole può approfittare di questo debutto come la versione piano-bar dei Late of The Pier. Chi vuole. Il resto scopre questo personaggio che che sa far tutto o forse niente, non è una regina pop alla East India Youth ma è senz’altro una stella cadente sciagurata da non perdere di vista.

Traccia consigliate: Lady’s in Trouble With the Law.