Un concept album post hardcore.
Ecco, me lo presentano così il nuovo album dei La Dispute, band statunitense arrivata al suo terzo disco dopo il grande passo avanti della precedente opera Wildlife. In questo caso, preferirei non utilizzare questa definizione, prima di portarvi a pensare di trovarci davanti a qualcosa di ostico ed impegnativo da ascoltare. E poi, come fai ad associarla con post hardcore, ma siamo matti?

Per me, Rooms Of The House è il racconto della storia di due persone che si perdono. Fino a qui, tutto regolare, niente di veramente innovativo o soprendente, se non fosse che ci troviamo davanti a uno dei rari casi in cui musica e testo sono fusi in maniera pressochè perfetta. Le emozioni che scorrono in tutte le stanze, la rabbia di sentirsi impotente davanti una relazione senza più vita, la paura di perdere tutto, le elucubrazioni che affiorano al solo fissare degli oggetti nella casa. Jordan Dreyler è eccezionale a trasmetterci tutto questo con testi ricchi, dilaganti e diretti: il suo timbro di voce, cosi vicino a quello di Cedric Bixler-Zavala dei leggendari/eroici/maidimenticati At The Drive-In, eleva l’impatto della narrazione, incastrandosi alla grande con le dinamiche strumentali.

La storia viene raccontata in maniera pressochè lineare con le tracce dell’album, con momenti di furia assoluta alternati ad altri più riflessivi che, sinceramente, non ti aspettavi cosi belli: che ci fa una “ballata” cosi dolce e malinconica come Woman (in mirror), che sembra aver preso in prestito qualche riff dalla Jaguar di Thom Yorke? (se stai cercando un riferimento, per quanto azzardato, lo puoi trovare qui, o qui,e dimmi che non è vero). Però aspetta, si parlava di post hardcore qualche attimo fa: e allora provate a mettervi davanti alla potenza di Stay Happy There, e ditemi se rimanete indifferenti davanti alle grida di aiuto di Jordan e, in generale, all’intero assalto sonoro.
E non diamo merito solo alla voce. Perchè questo album è suonato bene, ed è prodotto ancora meglio: suoni che sanno essere caldi e taglienti, soprattutto nelle chitarre, importantissime, che dialogano costantemente alla perfezione come si può ascoltare in First Reactions After Falling Through The Ice.

L’insieme è cosi emozionale e diretto. La musica dei La Dispute riflette gli stati d’animo, in qualche modo riesce ad aggiungere qualcosa alle parole. Non mi era mai capitato di trovarmi davanti ad un lavoro di questo genere sorretto da testi cosi’ belli e da una capacità di narrazione fuori dalla norma: devo ribadirlo, è importantissimo, è parte integrante, è tutto.

Non starò a citarvi delle frasi o momenti più particolari. E’ una storia che puoi sia leggere dall’inizio alla fine, o vivere ed ascoltare nei diversi e precisi istanti in cui è divisa: potrete apprezzarne l’intensità dopo più ascolti, come succede con gli album che hanno bisogno di un attimo di tempo per essere assimilati e compresi.
Punti deboli? Non è proprio un album per tutti, più precisamente non accessibile a tutti (anche se ci troviamo davanti al loro lavoro più easy), difficile da metabolizzare. Ma prendetela come una sfida. E quando ascolterete del nostro personaggio che nell’epilogo impacchetta i suoi vecchi oggetti (e ricordi) in Objects in Space, credo rimarrete soddisfatti della storia che vi è stata raccontata.

P.s.: Continuate cosi, è il vostro momento, Cedric ora ha altro a cui pensare.

Tracce consigliate: Stay Happy There, Woman (In Mirror).