Quattro anni fa il policromo producer londinese Kwes decide di entrare in uno studio e incidere un album tutto suo, senza servirsi di alcuna delle varie collaborazioni che lo hanno reso un personaggio apprezzato da mondi musicali differenti. Un percorso creativo che lo ha esposto ad un apertura verso una forma di freepop avanguardistica inedita, sognante e introspettiva che giova delle capacità del giovane musicista affetto da chromesthesia di unire i pattern elettronici di James Blake alla componente cantautoriale di matrice soul degna di Sampha.

Abituato a pensare in grande, Kwes fa di Ilp la sua creatura perfetta, ispirata da uno stream of consciousness musicale con sonorità imprevedibili, un’abbondanza con il tempo difficile da gestire che ha smorzato la freschezza e musicalità di Bashful nel vuoto ipnotico di Cablecar, testimone del lungo blocco creativo che lo ha portato a modificare gran parte dei contenuti semplificando il processo realizzativo dell’album in pop songs (36) e architetture elettroniche a sé stanti di rango maggiore, come la fragile dark ambient di Hives.

Sarà che la Warp in quest’ambito ha già il suo Michael Schumacher, gli ancor più giovani Mount Kimbie che hanno coronato a suon di bassi l’annata dell’esistenzialismo regnata dai racconti notturni dell’insegnante Depforth Goth e dall’underground fumante di Autre Ne Veut, ma in questo caso unificare un linguaggio così eclettico, evitando le facili similitudini con Blake, non è stato facile.

Ci affidiamo all’imprevedibilità del talentuoso musicomane, una macchina da featuring da non perdere di vista, più a suo agio se dietro le quinte. Che il colore sia con te.

Recommended track: Hives