Dopo l’apprezzamento nelle riviste di settore del loro esordio, Lucky Leaves, i bostoniani Krill ritornano dopo due anni con il loro sophomore, A Distant Fist Unclenching.

Qualcosa è cambiato: i Krill sono maturati e hanno raggiunto una buona composizione, personalizzando i pezzi e creando un filo conduttore eterogeneo. Prendete Ezra Koenig dei Vampire Weekend che, invece di fissarsi sull’ afrobeat, compra in blocco la discografia dei Polvo, utilizzando il sound sporco di Doolittle dei Pixies. Math-rock, dunque, che strizza l’occhio al pop seppur in maniera molto meno evidente degli Speedy Ortiz, ricordando a tutti che i Fugazi sono più importanti dei Nirvana ed aprirsi ad un muro sonoro rumoristico è manna dal cielo; in questo senso, specificatamente, Tiger crea dei precedenti interessanti nello sviluppo musicale della nuova ondata math e post-hardcore.

Gli Speedy Ortiz hanno aperto una strada estremamente tortuosa, portando ad un livello superiore questa scena americana di rock matematico che è riuscita a dare dei buoni riscontri con Foulbrood dei Two Inch Astronaut l’anno scorso. A Distant Fist Unclenching è un disco godibilissimo, ricco di citazioni e mai plagi; si crea uno spazio in quel buco nero che sono stati il finire degl’anni ’90 nell’alternative rock più sperimentale. La già ricca discografia dei Krill ha però bisogno di altro materiale per giungere ad una totale maturità sonora e di composizione: certe canzoni risultano scariche, in controtendenza con altre ricche di cambi e di grinta. La voce del cantante, poi, può risultare piacevole o sgradevole a seconda dei gusti personali, un po’ come fu con Billy Corgan più di vent’anni fa, un paragone esagerato ma che rende l’idea. La sezione ritmica è interessante nella sua amalgama: basso e batteria non sembrano mai prendere il sopravvento l’uno sull’altra. Le chitarre poi si nutrono di un fuzz grasso e corposo che esplode, se necessario, in mari di feedback.

I Krill stanno costruendo lentamente la loro personalità sonora. Non potendo avvalersi (e molto probabilmente mai lo faranno) di greggi di produttoroni, ed essendo cresciuti artisticamente assieme, il loro progredire non sarà esplosivo e solo album dopo album, ritoccando i propri errori, riusciranno a far sentire il loro gioiello ancora incastonato nella roccia.

Tracce consigliate: Tiger, Brain Problem