Daniele Davoli, Mirko Limoni e Valerio Semplici. E chi cazzo sono? Se Keisza fosse Mondomarcio direbbe semplicemente che sono “il mio incubo preferito da sempre“, in realtà sono i componenti dei Black Box, band italo-house di inizio anni ’90, nonché la maggiore fonte di ispirazione (ndr.) della giovane artista canadese (checché ne dica lei).

Sound Of A Woman è un album totalmente UK (garage, house, dance), ma che stranamente arriva dal Canada: i noob del genere riconosceranno molte sonorità Disclosuriane, ma in realtà qua si va indietro di quasi 25 anni. Hideway è un pezzone deep-house da pelle d’oca a metà tra CeCe Peniston, Robin S e i Technotronic, il cui titolo sembra essere stato scelto non proprio a caso: Haddaway e la sua eurodance saltano fuori qua e là nel corso dell’album e la presenza della cover di What Is Love? è la conferma che non si tratta di un complotto. Cover che, però, non ha niente di dance, anzi, si spinge in una ballata pop di solo pianoforte (e qualche arco) che forse solo Adele avrebbe interpretato meglio.

La chiave di lettura dell’album sembra stare nella cadenza del rullante delle drum-machine: quando si viaggia su un ritmo trappato (rullante sulla terza battuta) l’album ha dei picchi davvero bassissimi in cui le stesse canzoni (Bad Thing, Sound Of A Woman, Piano) stonano troppo con il resto del disco. Quando invece parte la cassa dritta, 4/4 tamarri come piace a noi è difficile non gasarsi un po’ e non far andare il piede a tempo: tracce come No Enemiesz, Giant In My Heart, The Love e la già citata Hideaway sono micidiali, sono la perfetta rappresentazione della dancefloor mondiale nel 2014.

Un disco che assomiglia molto al recente Red di Katy B, per la varietà di generi e mood che raggiunge nei suoi 50 minuti, ma che nonostante quei 3-4 pezzi siderali non riesce a convincere ed emozionare come ci si aspettava dopo gli svariati “Uuuh, aaah” di Hideaway.

Traccia consigliata: Hideaway