È arrivato il momento per Deer Waves di recensire un album jazz (non come il famoso pezzo “jjjaaaazzzzzz” dei provini del GF, eh).
Io non sono l’enciclopedia del jazz, ma ho avuto la fortuna di incontrare due cari amici che mi hanno iniziato alla bellezza di questo genere. Mi ricordo ancora quando ascoltai A Love Supreme, dall’inizio alla fine. Rimasi folgorato da quella bellezza così frenetica e spirituale; da allora cominciai ad andare giù di classici: Bill Evans, Davis ed il suo Bitches’ Brew, Ellington, Shorter, ed il bellissimo capolavoro Getz/Gilberto. Da lì ho capito quanto sia innamorato da sempre della bossanova, e mai avrei immaginato di spendere così tante ore ad ascoltare Tom Jobim, Baden Powell, Elis Regina e vari…

…ma chi è Kamasi? Insomma, con tutti i mostri di bravura che militano nella sua scena, perché proprio lui?
Se sei ancora lì ad osannare To Pimp a Butterfly un po’ devi ringraziare anche lui ed il suo apporto con gli arrangiamenti. Kamasi Washington è il classico fuoriclasse che sta dietro le quinte, che ha curato i lavori di gente come Lauryn Hill, Snoop Dogg, Mos Def (giusto per citarne alcuni). Cresciuto nei quartieri duri di L.A., quella montagna di Kamasi ha imbracciato il sax a 13 anni ed ora, arrivato a 34, ha già condiviso il palco con delle leggende musicali esistenti. Ecco, finalmente si è deciso a sfornare il suo primo album intitolato The Epic. Tre ore di musica, brani che spesso superano i 10 minuti di durata, perlopiù strumentali: una di quelle cose da far gridare una intera redazione frasi impaurite come “Chissà quanti ascolti ci vorranno per capirlo bene!”.

The Epic è un personalissimo omaggio al Jazz da parte di Kamasi, come se fosse riuscito a mettere in musica la sua storia di vita o, per meglio dire, la sua grande passione. Dire Jazz è riduttivo, poichè la varietà di generi ed influenze presenti è impressionante: si passa con una naturalezza invidiabile tra funk, fusion, soul, gospel. Ma parlando solo dei generi presenti si rischia di essere ancora più categorizzanti e perdere l’anima di The Epic, quella di un lavoro con ambizioni monumentali che nella maggior parte degli episodi centra il bersaglio.
L’accoppiata iniziale Change of The Guard/Askim è già da spavento:  25 minuti di pura estasi musicale, e Kamasi sta già invocando l’amato Coltrane: soprattutto in Askim, ci si perde in un gigantesco trip dal quale è difficile uscire indenni, in cui il caro Stephen Bruner con il suo basso (che magari conoscerete come Thundercat, altro artista di livello superiore) si diverte a spaccarti le sinapsi, con suo fratello Ronald dietro a dar vita a ritmi devastanti.
Non cadete in disperazione se al primo ascolto tutto questo potrà apparire incredibilmente ostico. È il primo album del genere che ascolti? Fatti pure sotto.
Che poi, se vogliamo parlare prettamente di Jazz, abbiamo episodi come Leroy and Lanisha ed il “singolo” da soli 8:46 minuti Miss Understanding a far capolino, ma la vera potenza di Mr. Kamasi è la sua idea di musica totale e senza barriere. Final Thought è uno dei brani migliori di The Epic, trainato da una incredibile ritmica fusion che mi riporta un po’ all’adolescenza, a Cowboy Bebop e alle sue scene di azione. Re Run/Re Run Home è un’altra accoppiata spettacolare: dagli archi e dai cori spirituali della prima, all’esplosiva reprise funk della seconda, dove in 14 minuti senti il valore di una band così abbondantemente e quasi fastidiosamente talentuosa.
In questa prevalenza di brani strumentali spiccano anche gemme cantate come la deliziosa Cherokee, decisamente azzeccata e smooth. E ti ritrovi a pensare che il ragazzo fa proprio quel che vuole.

Starei a tesser mille lodi ancora su The Epic, ma credo di dover fermarmi qui. Al suo primo lavoro personale Kamasi Washington sforna un album complesso, gigantesco ed incredibilmente valido, con alle spalle una band grandiosa che sarà una gioia incredibile poter ascoltare dal vivo (date voi un giudizio al concerto di presentazione dell’album; state attenti, provoca dipendenza).
Che sia questa l’occasione buona per introdurre nouvi adepti in questo tempio musicale, che possa portare visibilità alle grandi band attuali che popolano questo genere?
Prendete esempio dal buon Kendrick e buttatevici a capofitto.

Tracce Consigliate:  Askim, Re Run Home, Cherokee