Fate finta di non essere già entrati nella recensione, fate finta di essere ignari e leggete qui: John Carpenter fa il suo esordio su Sacred Bones a sessantasette anni, con un album non legato ad un suo film come colonna sonora.
Non è niente male una notizia simile per iniziare il 2015 in bellezza, vero?
John Carpenter non è un novellino: non parlo ovviamente di cinema ed è un bene perché potrei tediarvi per decine e decine di righe sulla potenza creativa, la capacità di innovazione e l’innegabile abisso nero della mente di uno dei più importanti registi horror/sci-fi di sempre. Parlo proprio di musica: il nostro, infatti, ha quasi sempre accompagnato i propri demoni sullo schermo ad altre creature altrettanto vive e pulsanti e per questo terrificanti. Da Assault on Precint 13 a They Live, da Village of the Damned a Halloween, le colonne sonore di queste pietre miliari del genere portano praticamente sempre il suo nome come autore, spesso accompagnato dal sodale Alan Howarth ma talvolta affiancato da nomi ben più altisonanti (nientemeno che Ennio Morricone per The Thing).

Cos’è allora Lost Themes? Cosa nasconde questo cofanetto nero che spacca in due la testa di Carpenter, nascondendone lo sguardo? Non si può dire che sia una colonna sonora ma altrettanto falso sarebbe dire che assolutamente non lo è. Dalle stesse dichiarazioni dell’autore leggiamo che “Il miglior modo per descrivere quello che abbiamo fatto è una serie di “sampler” per colonne sonore. Sono piccoli attimi di musica per film che abbiamo immaginato. Adesso, noi speriamo che ciò inspiri la gente a creare film che possano usare queste musiche.”
Non è poi difficile immaginare che genere di film si stia parlando: basta avere l’ardire di immergersi nella spirale del primo singolo, Vortex.
L’impatto non lascia scampo e ci proietta nel giro di pochi secondi un’aura di tensione dritta nelle orecchie: sintetizzatori taglienti e brevi apparizioni di chitarra, un beat pulsante e freddo come il ghiaccio sono gli ingredienti che strappano questo brano al lato sporco e perverso degli anni 80 e lo stendono ai nostri piedi come un tappeto rosso sul quale camminare verso l’ingresso.
I titoli dei brani sono tutti composti da una singola parola, lapidaria; Mystery fa tintinnare limpide le note e le incupisce con sferzate di synth fino al nervoso climax conclusivo. Non mancano mai i cambi di tempo orchestrati in vere e proprie rivoluzioni in una manciata di secondi come la fintamente placida Purgatory che perde per strada gli archi laconici della prima metà e si anima di contrasti serviti da batteria e sintetizzatori.
Ricordate l’operazione effettuata sulla colonna sonora di Drive qualche mese orsono? Personalmente non sono riuscito a trattenere l’idea che Lost Themes potrebbe esserne, non certo nelle intenzioni del suo compositore ma almeno nella fantasia di chi lo ascolta, una meravigliosa nuova colonna sonora, ovviamente con un tocco tutto personale. La conclusiva Night è perfetta nel suo incedere minimale, talmente perfetta che sembra quasi di immaginarsi la scena, a rilento lungo un marciapiede di Los Angeles in piena notte, infastiditi e a  illuminati dalle troppe luci multicolore, contraltare di una notte impenetrabile. E allora più che a Drive ci si avvicina alle atmosfere di un Taxi Driver degli anni 2000 perché, è risaputo, vengono fuori gli animali più strani, la notte: puttane, sfruttatori, mendicanti, drogati, spacciatori di droga, ladri, scippatori. Un giorno o l’altro verrà un altro diluvio universale e ripulirà le strade una volta per sempre.

Comporre un album che possa ispirare futuri film è l’equivalente artistico di pensare e preparare l’avvenire di un bambino non solo non ancora nato ma nemmeno concepito. In pratica, un regalo per le generazioni attuali e future di aspiranti registi, autori di cortometraggi casalinghi o le menti dietro i blockbuster a venire poco importa. John Carpenter ha dimostrato, a quasi settant’anni, che per qualcuno l’ispirazione non svanisce, non si affievolisce con l’età e con la mole di lavoro sostenuta. E anche questo è carattere proprio del genio.

Tracce consigliate: Purgatory, Night.