Dopo ben 7 anni dall’ultimo lavoro Rock Light Dust Star il nostro riccone funkettone preferito è tornato sulle scene, senza cosi tanto preavviso, con il suo ottavo album Automaton.
Jason Kay si ripresenta con un bel cappello rinnovato a led, annunciando una svolta elettronica nel sound della band: suonerà come qualcosa che abbiamo già pregustato in pezzi come Feels Just Like It Should, o è veramente pronto a stupirci sul serio?

Mi approccio ad Automaton con tutta la benevolenza possibile date le gioie che questa band mi ha fatto provare musicalmente in tutti questi anni, ma già il primo singolo di lancio nonchè title-track fa vacillare le mie speranze. Ehi Mr. Kay senti lascia perdere l’arpeggiatore di Kavinsky, i vocoder, le voci robotiche e quelle robe li che, oltre ad essere superoltrepassate e non ringiovanirti, non ti si addicono proprio.
Anche dopo l’ascolto di questa bruttura continuo a provare a convincermi che non sarà cosi, che un po’ come facciamo con i nostri beniamini continuiamo a ripeterci in testa “avrà sbagliato il singolo di lancio” o “all’interno dell’album suonerà diversa, ci scommetto quello che vuoi!“.
Come non detto: la traccia fa schifo uguale e l’album non ingrana mai veramente la marcia.
L’opener Shake It On è composta per la prima parte dai Justice ft. Jason Kay, poi al secondo minuto magicamente la band suona al citofono dello studio di registrazione e finalmente riconosciamo i Jamiroquai. Cloud 9, il secondo singolo, è una ventata d’aria fresca che si rifà agli standard di un tempo ma non dice niente di nuovo.

Automaton non è poi cosi elettronico come veniva preannunciato, e sembra molto più orientato nella sua essenza verso i territori classici disco-funk: un eterna cassa dritta che si ripete in diverse salse e giri di basso tutto sommato pregevoli in cui l’unico pezzo veramente innovativo risponde al nome di Vitamin, ammirevole esperimento acidfuturistic e uno dei pochi pezzi degni di nota.
Non possiamo spendere tante parole riguardo questo album: procede tutto senza intoppi, la produzione è molto curata ed i musicisti di livello eccelso, ma è tutto impostato sul pilota automatico. Nessun vero guizzo o punto di forza, fatta eccezione per qualche piccolo momento ispirato come in Hot Property con una singolare parte centrale recitata da una ragazza (sicuramente figa) russa e dalla “hit estiva che non sarà mai hit estiva nel 2017 ma lo spero tantoSummer Girl, un divertissment a bordo di una Love Boat accompagnata da archi, percussioni ed una ragazza (anche lei presumibilmente parecchio figa) che sorseggia il suo limoncello: irresistibile.

I Jamiroquai sono tornati senza lasciare il segno. Automaton è un lavoro tanto curato quanto trascurabile, sicuramente un buon contentino per i fan veramente accaniti che comunque storceranno il naso alla mancanza di idee nel songwriting. Oltre al fatto che purtroppo duole ammettere come le produzioni di Jason siano fuori tempo massimo.
Non è più il 1996, quando il video di Virtual Insanity impazzava tra quelli di Ironic di Alanis Morissette, Don’t Speak dei No Doubt. E poi Wonderwall, Killing Me Softly ecc… (*sospirone*). Eeeeeeh, altri tempi.

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