Avete presente come suonano i Dinosaur Jr? Durante trent’anni di carriera a questa intensità, vissuti stabilendo lo standard per un alternative rock autentico nella forma e nei contenuti, a qualcuno potrebbe venire giustamente l’idea di concedersi una pausa per orecchie e cervello. E così abbiamo due carriere soliste, da un lato il lo-fi (sottovalutatissimo) dei vari progetti di Lou Barlow, dall’altro il signor J Mascis.
Tied to a Star è il seguito di Several Shades of Why, primo album della carriera solista del nostro capellone rivelatosi veramente in grado di raggiungere una platea vasta e di uscire dal rango di passatempo di qualità non sempre meritevole di menzioni positive, fra una cover degli Smiths, una dei Lynyrd Skynyrd e un album pacco devozionale (il cui ascolto, provare per credere, coglie spesso l’ascoltatore impegnato a sbadigliare). Le qualità, nonostante qualche passo falso, non mancavano e non mancano, latitava l’idea giusta. Se su Several Shades… il sound dei Dinosaur Jr veniva appeso al chiodo, Tied to a Star ne ripesca consapevolmente qualcosa.
L’estetica e l’etica del garage rock prestate al folk, un’opera nella quale concorre la produzione dello stesso Mascis e il missaggio del veterano pluridecorato John Agnello. Dicevamo, il suono adottato segue la scia del precedente album con una chitarra acustica comunque protagonista assoluta e poco altro di cui fare sfoggio nel repertorio. Niente strumentazioni bizzarre, niente eccessi psichedelici, qualità del suono decente ma non cristallina, non che ci sia nulla di male; la scelta centra il bersaglio e la mediocre valorizzazione di pianoforte e batteria lasciano il primo piano alla sei corde di Mascis, accompagnata solo in due occasioni da una collega elettrica.
Da qualche mese è disponibile all’ascolto il primo singolo, la trascinante Every Morning, un fast tempo con assoli elettrici, caratterizzato da uno strimpellamento semplice ma incredibilmente trascinante. Viene quasi automatico pensare ad Every Morning come un figlioccio unplugged dei Dinosaur Jr. E infatti, se come scrivevo sopra l’alternative rock unico della band cede il passo, non viene mai a mancare l’attitudine di Mascis. In apertura all’album però viene messa Me Again; più sofferta, più lenta forse per evitare una partenza in quarta, vede il contributo di uno dei pochi ma rilevantissimi ospiti dell’album, Pall Jenkins dei Black Heart Procession.
Apparizione in ombra e punta di piedi per l’altra ospite illustre, la pazzerella Chan Marshall nel duetto Wide Awake, altro esempio di chitarrismo raffinato, punteggiato di rugiada. La tracklist vede episodi blues/bluegrass, Trailing Off; momenti puramente lo-fi, Stumble e perfino un brano come Heal the Star che si concede in chiusura il lusso quasi assurdo di un minuto di orientalismi sulle corde.
Tied to a Star è un disco umorale, non necessariamente mesto, brioso ma non spensierato, tutt’altro. Una passione e una creatività davvero sinceri arrivano filtrati da un folk che è a tratti aggressivamente incalzante e a tratti remissivo; Tied to a Star è una passeggiata nel bosco dopo aver mangiato un fungo sbagliato, un capitombolo giù per una collina sotto la pioggia e il cielo grigio di fine estate, l’ultimo squarcio di sole ormai timido.
L’artwork, cesellato fino nelle minuzie di barbapapà irsuti e vegetazione lisergica è opera di Marq Spusta. Ciliegina sulla torta.
Tracce consigliate: Every Morning, Wide Awake.