Non ci hanno messo poco gli Health a confezionare questo album. 6 anni, che, sarà pur banale dirlo, sono secoli in tempo-internet. Il noise-electro-pop di scuola Crystal Castles, con cui gli Health hanno ovvi legami, non si può dire sia oggi il suono più all’avanguardia a cui possiamo pensare, nonostante a ben pensarci non sia invecchiato neanche così male rispetto ad altri generi dell’epoca. Certo è che se gli Health si fossero fermati a quello, ci troveremmo di fronte a un album non proprio interessante. Per fortuna, questo non è successo.
in Death Magic gli Health riprendono lo stile che più gli appartiene, ma riescono a dargli una rinfrescata totale rimanendo comunque assolutamente riconoscibili. Il trio di canzoni in apertura, ovvero l’intro Victim e le successive Stonefist e Men Today, sono quelle più in linea con il noise dai tratti apocalittici e marziali che caratterizzava i loro lavori passati, poi gli Health si lasciano andare alle contaminazioni, se non proprio ai totali cambi di genere. Passiamo da Flesh World (UK), vicina agli M83, a Dark Enough, pezzo decisamente Dream Pop che sembra venire da un album dei Chromatics, fino a Life e L.A. Looks, canzoni che potrebbero essere scioccanti per i fan di vecchia data, dato che paiono uscire dai migliori momenti della carriera dei Passion Pit.
È un pop disturbato e disturbante quello di Death Magic, in cui si alternano senza strappi e senza sforzi riflessioni filosofiche sulla vita e sulla morte (una vera ossessione che si ripete in più canzoni), melodie accattivanti, momenti di pura violenza e altri in cui la calma (ma una calma molto sinistra) la fa da padrona. Ad impressionare è l’abilità con cui ognuno di questi elementi è dosato, un’alchimia quasi magica che rapisce e fa innamorare dell’album già dal primo ascolto. E ti fa sperare che per il ripetersi di questa magia non bisognerà aspettare altri 6 anni.
Tracce consigliate: Life, Flesh World (UK), Men Today