L’ultima volta che ho visto Giulio Fonseca, aka Go Dugong, è stato lo scorso Dicembre all’Arteria di Bologna. Era lì a mettere pezzi e suonare, completamente ubriaco, musica elettronica e voci dalla foresta, a saltare ad ogni cambio e a chiedere scusa alla fine di ogni pezzo, una bellissima serata. Qualche mese prima si era esibito al roBOt festival assieme ad alcuni ragazzi italiani tipo Godblesscomputers e Popolous e misconosciuti anziani inglesi (qualcuno ha detto Jon Hopkins?). In sostanza, ascoltandolo da un po’, avendolo seguito nel mio piccolo, la notizia di album mi aveva fatto molto piacere; ed ora viene il resto.

Già dal singolo che aveva anticipato questo A Love Explosion, Imagine me and you, si notava una certa distanza dalle cose fatte in precedenza: a prevalere sono il sample e il loop, senza grosse variazioni, che per una traccia di quasi quattro minuti è un po’ poco, e per mezzora è decisamente troppo. Infatti, praticamente in tutte le tracce si ritrova la stessa struttura: un breve intro con un campione vocale o una citazione, sample, attacco della batteria, variazione, ritorno del sample, variazione e sample insieme, chiusura; raramente c’è qualcosa in più. Ok, so che esistono un sacco di producer fortissimi e famosissimi e bellissimi che fanno raccolte di beat esattamente allo stesso modo, ma se andiamo a vedere la durata dei Beat Konducta di Madlib o delle Ciambelle di J Dilla (giusto per fare due nomi che vengono in mente) raramente si toccano i tre minuti, che qui sono la media. Così per i primi ascolti mi son ritrovato a dover skippare verso il minuto e mezzo pensando che sì, bello, però basta, non mi era riuscito neanche di arrivare fino all’ultima traccia. Ho lasciato perdere per un po’ finché l’argomento non è uscito fuori per caso con un amico e ci siamo messi ad ascoltarlo insieme, tutto, dall’inizio alla fine. Fino al nono pezzo siamo rimasti un po’ così, seduti su un divano, stanchi, muovendo ogni tanto la testa – perché alla fine è tutto fatto bene, le tracce hanno uno stile proprio e ben definito – finché non è partito Distances, l’ultimo, cinque minuti di durata, una bomba clamorosa. Ci siamo guardati con l’espressione tipica dello spettatore di boxe davanti un ko al primo round, di chi assiste ad un gol dai quarantadue metri e altre metafore sportive che va be’ avete capito. E poi l’abbiamo messo in loop per tutta la sera.

Traccia consigliata: Distances