I Gidge sono un duo svedese, precisamente di Umeå, lassù, a ridosso del Circolo Polare Artico; uno sguardo buttato sul mare e uno sulle foreste sempreverdi. I Gidge si chiudono in studio e dai vetri appannati vedono paesaggi solitari, per noi remoti, per loro tratto distintivo e influenza preponderante nelle loro vite. Autumn Bells è il loro debutto discografico, un titolo banale, ok, ve lo concedo, ma è la perfetta fotografia di un disco che miscela sapientemente elettronica a registrazioni ambientali “autoctone” e fortemente connotative della loro madrepatria.
Si parte con Fauna, Pt. I e si potrebbe pensare di essere di fronte a un disco ambient. Ma ci pensa subito You a svelare le carte in tavola: cassa dritta e loop vocale degni dell’ultimo Caribou. Arpeggiatori mischiati al vento glaciale, loop martellanti e minimali à la The Field spezzati a metà da una melodia che risuona quasi celtica. Sulla stessa scia viaggiano anche i 9 minuti e mezzo di Dusk, tra fiati indefinibili e percussioni che sfiniscono, e gli 8 di Fauna, PT. 2, con un loop melodico in delay tendente a infinito. Si balla, si ascolta attentamente, o entrambe le cose insieme; è questa la vera forza di Autumn Bells, a voi la scelta.
Si passa poi al pianoforte riverberato e ai tom danzerecci di I Fell In Love, con vocal sample da amore a primo ascolto. Anche qui lontani echi della tradizione svedese fanno la loro comparsa e gelano i timpani: pioggia, rumori, tuoni.
Se la durata eccessivamente dilatata delle tracce poteva scoraggiare e rendere difficoltoso l’ascolto, vi accorgerete che essere arrivati al trittico finale ripagherà totalmente lo sforzo, regalando anche qualcosa in più.
L’Huldra è una creatura che appartiene al folklore nordico, guardiana delle foreste e peccaminosa seduttrice, una sirena dei boschi, insomma. E l’omonima traccia trasmette questa sensazione appieno: vocal ammalianti, cassa suadente e melodia leggiadra. Un pezzo da top50 di fine anno. Growth prosegue sulla scia percussiva di un Burial che pare aver aperto la finestra per far entrare un po’ di luce, ma non tanta. La conclusiva Norrland è un insieme di fiati, grida, rhodes, rumori silvani e melodie legnose.
Autumn Bells è un esordio più che positivo di un duo ingiustamente passato sotto silenzio. Nonostante una acerba ripetitività di alcune soluzioni compositive, si lasciano oltremodo apprezzare il filo conduttore che guida l’ascolto e una sincera dose di sentimento, da cui trapelano evidenti talento e personalità.
In Autumn Bells convivono tante cose, dall’elettronica più cathcy a quella più improntata al club, passando per l’ambient boschivo al silenzio, dalla remota e fredda solitudine al caldo accogliente camino di una casetta in legno.
È il disco giusto per la stagione appena cominciata.