Oggi siamo quì riuniti, in cerchio e tenendoci per mano, per un motivo molto semplice: evocare Satana.
“Emador, metti su il disco che ho portato che un po’ di musichina non guasta mai!”.

A parte le stronzate, oggi spendiamo due parole sull’ultima fatica di uno dei gruppi “post-rock” italici più longevi, i Giardini di Mirò.
Il motivo per il quale è stato virgolettato il genere è semplicemente dovuto al fatto che ultimamente questa accezione è andata scemando all’interno del gruppo, vedendo sempre più presente una predisposizione per le liriche già con il precedente Good Luck e con gli ultimi lavori da solista di Corrado Nuccini.
Facciamo un passo indietro e approdiamo al 2009 quando, con il patrocinio del Museo Nazionale del Cinema, i nostri realizzavano una colonna sonora alternativa per il film del 1915 Il Fuoco di Giovanni Pastrone.
Cinque anni dopo arriva la stessa idea, traslata su un altro caposaldo del cinema muto risalente al 1917 e cioè “Rapsodia Satanica” di Nino Oxilia.
Questi due pilastri cinematografici hanno in comune la palese estetica dannunziana, il primo perché derivato diretto del romanzo dello scrittore pescarese, il secondo per le tematiche toccate (una donna stringe un patto con il diavolo per rimanere giovane per sempre, rinunciando all’amore).
Lo stesso filo conduttore non risulta ben chiaro all’interno del lavoro che si fa largo tra atmosfere post-rock, blues, con accenni di elettronica che nonostante tutto non abbracciano appieno l’innovazione; non traspare coesione, una visione “italiana” di un genere che ormai ha raccontato quasi tutto il raccontabile in ogni parte del mondo.
Le aspettative potevano essere buone, di per sé “l’estetica” come tematica è completamente rifiutata dai padri fondatori del post-rock già per il semplice fatto che non esiste un leader carismatico o un qualche strumento che prenda il sopravvento sugli altri.
Accettata questa sfida occorreva però innovare, facendo assaporare all’ascoltatore qualcosa di più che un insieme di idee semi sconnesse tra loro.

Per chiudere: il ritorno alle origini dei Giardini di Mirò non esalta.
Senza arrivare a conclusioni affrettate, sembra che abbiano perso un po’ di smalto, a tratti il disco può pesare.
Capisco anche che con i vari progetti in ballo, con lavori precedenti che ormai integrano anche la voce e le liriche, possa essere difficile tornare ad esprimersi esclusivamente con gli strumenti.
Confidiamo in voi, avete ancora qualcosa da dire ma forse non parlando questa lingua.

Traccia consigliata: Rapsodia Satanica I