Si avvicina il Natale e il podio della gara tra i papabili tre doni da fare al babbo è sempre lo stesso, da che mondo è mondo:
1) Maglione: a tinta unita, a quadri grossi, a quadri piccoli, a righe orizzontali, a righe verticali, a righe oblique, per i vintage più temerari e amanti del pessimo gusto a rombi.
2) Camicia: vedi le varianti del maglione.
3) Raccolta di 18 cd + 4 dvd + poster + spillette + foto inedite del tardone italiano di turno che si crede una rockstar, da Vasco a Zucchero, da Ramazzotti a Jovanotti (le scelte di questo 2012, perché si sa che noi italiani siamo sempre sul pezzo).

Quest’anno però c’è anche il nuovo inedito album (dopo cinque anni e mezzo di progetti paralleli, dalla lirica a un intensissimo assessorato alla cultura siciliana durato ben 7 ore e 28 minuti) del maestro Franco Battiato, uno che sul pezzo c’è (stato) davvero, uno dei barlumi di luce che sono riusciti a risplendere nonostante il buco nero della musica italiana che tutto inghiotte tutto fagocita, un artista poliedrico e completo, colto e raffinato, che se snobbate solo perché è “vecchio e italiano” allora siete proprio sfigati.

Comunque, la nuova opera del catanese si intitola Apriti Sesamo, forse perché quando lo vedi lì sugli scaffali del centro commerciale ti viene da sperare che con una magia quella copertina terribile scompaia, o per lo meno si apra, e invece non succede niente e rimane così, oscenamente multicolore.
Fortunatamente il disco è più ascoltabile che guardabile.

I testi sono sempre quelli di Battiato: viaggiano dalla denuncia (a tratti davvero molto esplicita e sorprendentemente diretta, aspra e senza bisogno di interpretazione) al misticismo, sino ad arrivare a storie di vita quotidiana e alla gente comune, il tutto arricchito da citazioni letterarie e una filosofia sempre in bilico tra l’erudito e il “che cazzo stai dicendo?”, pezzi cantati in latino, siciliano e inglese maccheronico. Ordinaria amministrazione insomma.

La musica spazia da pianoforti ad archi lirici infarciti di dolci percussioni, sintetizzatori e accenni elettronici non invasivi: un pop studiato e piacevole.

Certo i bei tempi sono lontani e di sicuro non mi aspettavo da questo album ciò che il cantautore siciliano mi trasmise attraverso i suoi vecchi lavori, sarebbe stato stupido solo pensarlo; in Apriti Sesamo l’ascolto procede a volte lento, altre non coinvolge più di tanto, ma scusate se a quei quattro imbarazzanti personaggi là sopra e ai loro cofanetti io continuo a preferire Battiato.