Ci è voluto un po’ di tempo perché Floating Points si decidesse a pubblicare questo debut album. L’inglesino Sam Shepherd, che si è fatto attendere tra qualche EP, qualche singolo e molte uscite in veste di dj, ha finalmente deciso di dare sfoggio delle sue abilità di producer e musicista. Elaenia suona come ci si poteva aspettare, come il passo successivo del percorso intrapreso.

Il disco sembra la perfetta incarnazione del nome del progetto: l’ascoltatore viene immerso in tanti puntini che fluttuano in un pulviscolo elettronico che però mai diventa spaziale, ma si mantiene più che altro in un territorio onirico, trattenuto alla dimensione terrestre da tantissimi elementi analogici. La peculiarità del lavoro è sicuramente il riuscire a suonare “suonato”, nel senso di improvvisato. Le tracce odorano spesso di buona la prima: il disco corre in cuffia, 43 minuti divisi in soli 7 pezzi, ma la sensazione è quella di assistere a un live. Elaenia, la titletrack, riassume un po’ tutti i concetti sopra esposti; la storia vuole che la traccia sia stata registrata di getto da Sam, appena sveglio, per concretizzare un sogno fatto durante la notte: improvvisazione di synth e rhodes dal retrogusto ambient, un take, dimensione onirica. Sugli stessi binari si muovono gli eterni ritorni di Nespole e Argenté, figlie di pad caldi e analogici, arpeggiatori genuini e spippolamenti vari su filtri e rumori, qualche nota di pianoforte. Fin qui tutto ok, e per raggiungere la perfezione cristallina ci basta aggiungere la splendida suite da 10 minuti (altro che l’ultimo Four Tet, per dire) che è Silhouttes (I, II, III), con quella batteria suonata un po’ jazzy, quel rhodes caldissimo che pare disperso negli immensi abissi dell’oceano insieme agli archi e ai synth, il tutto cullato da paradisiache voci femminili.
Quando partono l’arpeggiatore di Thin Air e il rhodes di For Marmish è però facile storcere il naso: abbiamo sentito già tutto. Gli elementi, le atmosfere e dunque le sensazioni si ripetono. Nulla di nuovo nemmeno quella chitarra che tiene il tempo un po’ sorgnona, un po’ Romare nella sua versione più nostalgica. Potrà sembrar pazzia ma nella conclusiva Peroration Six  Floating Points e la sua band sembrano i GY!BE che incontrano l’elettronica: una chitarra distorta e una batteria incalzante dettano legge, piano piano pad ed elementi elettronici si insediano nella trama portante per culminare in un’esplosione dissonante di fiati interrotta sul più bello. Il tutto lascia un po’ interdetti. Sembra di ascoltare più la conclusione di una suite degli Swans che il disco di un producer elettronico. Ma forse è proprio questa inaspettata originalità che rende speciale il disco.

Così come ci viene presentato, a meno di adattamenti ad hoc, Elaenia appare come un disco da ascoltare più che da ballare. Il minimalismo e la tanto sincera quanto schizofrenica attitudine all’improvvisazione sono croce e delizia del lavoro: bilanciando semplicità – attenzione, mai banalità – di fruizione (i 43 minuti scorrono che è una meraviglia) e cura, mescolata a tanta originalità e ricerca, nella composizione si sfocia purtroppo nella ripetizione di alcune soluzioni.
Comunque sia l’ottimo risultato sottolinea sia la maturità di Floating Points sia la grandezza dello spazio che l’artista si è ritagliato nel panorama elettronico.

Tracce consigliate: Silhouttes (I, II, III), Argenté, Nespole.