Cileno residente a Londra dopo un periodo trascorso in Germania, produttore hip hop di matrice Dilliana poi approdato in terre dal suono più elettronico, Dario Rojo Guerra alias Flako (dallo spagnolo flaco, magro, debole) si spinge ancora un po’ più in là nella sua ricerca sonora/stilistica attingendo da un campionario di generi musicali vastissimo, dal jazz (il titolo dell’album è mutuato dall’omonimo pezzo di Nat King Cole) alle moderne composizioni di musica classica e all’house, fino alla new age di cui riprende in modo evidente la struttura e il metodo di costruzione dei pezzi.

L’ispirazione alla base del progetto è un ritorno alla natura, intesa come radici e concretezza, come lui stesso dichiara con approccio verista: “Nature is the only thing I really believe in. The sun and water are the two things that I find worth worshipping. There’s nothing without the sun, and there’s nothing without water“.
Tracklist molto lunga ed eterogenea e pezzi troppo corti per gli standard dell’elettronica, dai suoni potrebbe essere una buona colonna sonora per un videogioco. Molti campioni sono presi proprio dalla natura, registrati anche per caso e poi messi assieme come il coro di Som da Aura.
Ci sono quattro grandi gruppi in cui si dividono i pezzi: innanzitutto le melodie da orchestra (Gelis, Solo for Chloe, Golden High) che dovrebbero funzionare perlopiù come interludi tra le tracce, poi i pezzi da jungla nel club (Shipibo Icaro, Kuku, Lyrebird) e quelli da soundtrack (Shape of Things to Come, Payaso), nell’ultimo gruppo tutto il resto, le cose più difficili da classificare, i due featuring cantati.
I secondi sono quelli riusciti meglio – e se la definizione suona strana si pensi ad una versione scura di Clap!Clap!, ecco, quello – mentre molto peggio i pezzi “da colonna sonora”, sicuramente una pecca del disco, anche se non la più grande. Infatti, in questo minestrone di citazioni e rimandi (musicali e non, anche solo nei titoli si va dalla melange di Dune agli Shipibo della foresta amazzonica), quello che manca è un senso di compiutezza, qualcosa che resti alla fine dell’ascolto. Molti pezzi presi da soli sono anche molto belli ma, senza voler scomodare correnti psicologiche varie, in questo caso il tutto è meno della somma delle singole parti.

Traccia consigliata: Kuku.