Nel 2013 tornano le chitarre, giusto? Ed ecco che arrivano i FIDLAR pronti a gasarci come dei bastardi e a farci rimpiangere di non essere più adolescenti.

Forti di una massiccia dose di hype alimentata grazie anche e soprattutto a una serie di video paxxissimi e a un’intensa attività su tumblr (sia chiaro: i FIDLAR passano le loro giornate a fumare la droga e a cazzeggiare su internet), questi quattro giovanotti di L.A. devoti alla birra e alla cocaina (entrambe al prezzo più scontato possibile) esordiscono con un debutto di una freschezza travolgente.

A partire dal loro nome (acronimo di “Fuck It Dog, Life’s A Risk”) il loro background è fortemente legato alla cultura dello skate (oltre che alla droga), mentre dalle loro chitarre esce un garage punk rock debitore tanto agli Stooges e ai Cramps quanto ai Blink-182 e agli Offspring.
Il mondo di questi giovanotti è descritto accuratamente in Wake Bake Skate: “I’m so fucking cheap and I’m so fucking broke and I don’t have a job and I don’t have a phone and I don’t have a life and I’m always stoned”. Questo male di vivere è una costante nelle lyrics FIDLAR e unito alle melodie da party on da beach crea una miscela esplosiva che si può tradurre con un felice vaffanculo alla vita. E infatti lo slogan che dà già la sicurezza che i FIDLAR saranno una costante di questo 2k13 è il ritornello abbaiato di Cheap Beer: “I – Drink – Cheap – Beer – So – What – Fuck – You”. E come non gasarsi? Soprattutto se la si ascolta bevendo cheap beer.

Lo scopo di tutto l’album alla fine è proprio questo: gasare. E ci riescono alla perfezione con quattordici canzoni che ringiovaniscono anche il cuore più scettico e sbronzano anche il fegato più astemio. Le già nominate Cheap Beer e Wake Bake Skate sembrano già degli inni generazionali di una generazione andata a puttane e lo spirito garage rock del quartetto assolutamente non fa rimpiangere Ty Segall o i Thee Oh Sees (White On White, Blackout Stout e Cocaine giusto per farsi un’idea); poi ci sono pezzoni come 5 To 9 e soprattutto la micidiale No Waves, che fanno saltare all’istante mentre ci si chiede “Wavves chi!?”. Ecco, quel Nathan Williams là, dimenticatelo pure.

Recommended Tracks: No WavesCheap Beer.