Totalità e frammentazione. Creazione e destrutturazione. Pop e glitch. Ambient e noise. Melodie incompiute, composizioni funamboliche che si reggono su un ignoto mare di possibilità. Intraprendere una via ne lascia ansiosamente aperte mille altre. Il senso di imperfezione diffuso lega l’ascoltatore ad un universo straniante ma per assurdo sicuro nei suoi cento e più delicati scricchiolii. La musica di Christian Fennesz è questo e molto altro ancora. Inutile spendere troppe parole per illustrare la discografia pregressa dell’artista su cui brilla incontrastata la luce crepuscolare di Endless Summer (2001), vero e proprio caposaldo della musica tutta, ma che comunque non oscura le altre stelle della sua personalissima galassia (Venice, Black Sea, Seven Stars).

Bécs è l’ennesimo viaggio unico creato appositamente da Fennesz per noi, o forse per se stesso in primis. Si apre tutto con Static Kings: dei rumori sconnessi fastidiosamente belli da cui emerge con naturalezza una chitarra acustica. Sotto è un turbinio spaziale incontrastato, piatti fugaci e pulviscolo atmosferico, geometrie create e subitamente rotte dallo stesso giro chitarristico questa volta elettrico, distorto, contorto, sovrastato e accartocciato, preso a mazzate delicate dal rumore. The Liar è un drone industriale, infernale, fiamme nere che soffocano, spente solo in parte da Pallas Athene, contraltare paradisiaco. Bécs vede questi opposti interagire e fondersi in un tutt’uno: melodia celeste che domina un noise sfrenato ma caldo, carichissimo. Anche Sav vive di questa eterna lotta tra melodia e rumore: tra i nonsense iniziali e finali vi sta un cuore di emozioni ambient che spazzano via il resto. Paroles rimanda direttamente indietro a tredici anni fa, al capolavoro, chitarra e spade di rumore bianco dritte al cuore.
E poi ci sono i dieci minuti di Liminality. Liminality. Un’attesa rotta da un riff torcibudella, il frastuono doloroso delle lacrime che cadono nell’oceano. Viene meno tutto: le certezze di cosa possa essere definito musica, le pareti della stanza, il pavimento del mondo, il tetto del paradiso. Fiotti di luce trafiggono l’ascoltatore senza fare male, elevandolo.

Bécs è un’opera senza confini, intangibile ma densa, impalpabilmente pregna, melodica nel rumore. Indefinibile, commovente.

Tracce consigliate: Liminality, Bécs.