Manchester. Terra di musica capace di far nascere cose come Smiths, Mr Scruff e Wy Lyf (per dirne tre a caso), forse non fa per lui, Oliver Cutt. Stiamo parlando di un altro solo project, che nasce da una cameretta e da tre ep (Teens EP è l’ultimo), registrati grazie ad un amico e rilasciati dalla Tiny Lights, per arrivare negli studi di Nashville, e sedersi sulla sedia che magari fino a pochi mesi fa baciava il culo di Jack White durante Blunderbuss. Per un diciannovenne non sono cose di routine ordinaria. Registrare il tuo primo album in America, adattarsi ai modi di fare musica oltreoceano, può cambiarti la vita. Il primo passaggio è evidente in tutto Bos Taurus, grazie al lavoro eccelso di Vance Powell, un ingegnere del suono con i controcazzi (vincitore di un Grammy) che ha un approccio molto didascalico alla sua produzione, ma che diventa un’arma a doppio taglio se associata a Fantasy Rainbow. Non voglio continuare a giustificare la sua musica in base all’età (so che Oliver non ne sarebbe contento, a differenza di Adele che del 19 ne ha fatto un titolo), proprio perché l’intelligenza musicale del nostro non è da sottovalutare. La sua freschezza già adulta e calibrata abbraccia un pop modulato a dovere, in cui si raggiunge un risultato soddisfacente grazie alla commistione di melodie chitarrose che si tagliano con un grissino e voce distorta lavorata ad hoc.

Un po’ come programmare un percorso, e fare il possibile in modo che diventi il più tortuoso e complicato, cercando di mantenere sempre l’orientamento. E’ l’esempio di Nothing But, che suona come dei Vampire Weekend rimasti senza benzina nel bel mezzo della Route 66, in cui si avvertono profumi balearici che si scontrano con riff rumorosi al limite del consentito. Questi contrasti si avvertono un po’ ovunque, anche in casi come Portra, con un intro degno dei Kooks che svanisce in una montagna sonora post-rock non molto calzante. E se O, Weirdo può sfidare il numero di ondeggiamenti corporei che provoca un pezzo degli Shins, E Z Coast ricorda la malinconia delle ballate degli Arctic Monkeys più immaturi. A questo tema si aggiunge Bread Biscuits, un climax tecnico di rabbia a 5 stelle, che fa dei suoi sbalzi d’umore un disegno necessario.

Bos Taurus, un album che emerge per potenziale melodico e ingegnosità, deve essere apprezzato nella sua schiettezza, degna di un ragazzo fortunato pronto ad esplorare una nuova vita a stellestrisce, non più da red devil.