Al loro terzo episodio su cd Esben and the Witch vi sono arrivati non senza difficoltà, non senza pagare il pegno di una scelta coraggiosa come quella di mettersi in proprio e decidere per se stessi, lasciando la Matador Records (casa di un numero enorme di artisti d’alto profilo, dagli Unsane ai Mogwai).
Con gli oneri e gli onori che una propria label comporta, i nostri si sono messi nelle mani del pubblico, finanziando con i pre-order di questo A New Nature la registrazione dello stesso. L’operazione ha sortito evidentemente successo, visto che il trio inglese si è potuto permettere l’esperienza e la conoscenza di un personaggio indimenticabile, che non può non esser considerato corresponsabile della nuova natura della band, quale Steve Albini nei cui studi a Chicago, gli Electrical Audio, vede la luce a fine estate A New Nature.

Press Heavenwards apre le danze con una chitarra appena sfiorata: il picchiare di batteria e il riff iniziale arrivano letteralmente fra capo e collo all’ascoltatore evolvendosi in un tentativo folle della voce di Rachel Davies di restare in groppa ad una ritmica che corre senza tregua per interi minuti prima di arrendersi, senza più respiro sul finale.
Viene riesumato il passato “gotico” dell’esordio su Dig Your Fingers In, guidato e diretto quasi solo vocalmente. Chitarra, basso e batteria si limitano a ricamare brevi istanti, toccate fugaci, sospiri intorno ai lamenti d’usignolo senza mai rubargli il centro dell’attenzione fino a quella manciata di secondi che chiude la canzone con tutta la tensione repressa e accumulata fra corde e pelli, che salta in aria per qualche istante senza virtuosismi nè costruzioni complicate.
Da segnalare l’incedere funereo di Those Dreadful Hammers, inquietante a partire dai primi secondi e perfino prima, dal titolo e l’episodio più ambizioso: The Jungle, 14 minuti che si evolvono da un lento crescendo verso una continua alternanza fra una falsa quiete che di nuovo scala a grandi passi verso la tempesta; dove la quiete vede tra gli altri momenti  l’apparizione di una tromba, laconica nel silenzio, e la tempesta è la distorsione cacofonica che fa dimenticare qualunque idea di melodia.

Su A New Nature ci troviamo di fronte ad un suono che si è sì indurito senza irrigidirsi ma mantenendo sospesa una delicatezza di fondo. Una delicatezza che non è più la stessa, del colore e della leggerezza della betulla, mostrata su Violet Cries e per questo probabilmente dobbiamo ringraziare (anche) Albini. Non sbagliava la stampa straniera quando all’uscita del singolo Blood Teachings parlava di influenze dagli Swans. Come punti cardinali ed estremi opposti la band di Michael Gira e i Cocteau Twins funzionano bene per orientarsi sulla mappa di A New Nature (la cui chiusura è affidata proprio ad un brano dal sapore dream pop, Bathed in Light, breve e semplicissimo), senza dimenticare poi quanto nelle cavalcate strumentali a briglia sciolta EATW arrivino a lambire i territori incendiari dei Crippled Black Phoenix di qualche anno fa.
Una prova più che interessante; non cambierà la storia del post-rock più classico al quale si adeguano tanti colleghi ma mette in mostra le potenzialità di una band notevolmente cresciuta dagli esordi, che si è evoluta e che ora offre un prodotto veramente maturo.

Tracce consigliate: No Dog, The Jungle.