La Scozia sarà pure un paese relativamente piccolo, ma c’è un motivo per cui con poco più di cinque milioni di abitanti si possa parlare di una scena musicale ben distinta e relativamente indipendente da quella, più commerciale, della sorella Inghilterra. Il motivo forse l’ho capito solo al concerto dei Twilight Sad a Glasgow qualche mese fa, concerto aperto dagli Errors, quando tra il pubblico figuravano Stuart Braithwaite dei Mogwai e Aidan Moffat degli Arab Strap: sono la totale assenza di rivalità tra le band, il supporto che si danno e le influenze che si prestano a rendere la scena musicale scozzese sempre più interessante e sempre di qualità, senza dimenticare le innumerevoli collaborazioni e contaminazioni – vere o troll che siano.

Allora non è un caso che gli Errors siano un po’ i figliocci dei Mogwai, data l’affiliazione con Rock Action, la casa discografica diretta da questi ultimi; per loro il quarto album è un passo importante, dopo essersi affermati nel 2012 con New Relics e avere man mano acquisito un sound sempre più personale, che li ha fatti distinguere dal solito synthpop degli anni Dieci. La prova di Lease of Life è riuscita sotto questo punto di vista, ma pecca sotto altri.

Gli accenni darkwave e a tratti post-rock dei vecchi lavori vengono dimenticati quasi del tutto – eccezion fatta per il brano New Winged Fire, che ricorda i primi Depeche Mode – e rimpiazzati da ritmi forsennati e tappeti di suoni sintetici, esotici e maledettamente anni Ottanta, dal gusto volutamente pacchiano, specie nella danzereccia Lease of Life e nelle strombazzate di Genuflection. Questo non sarebbe affatto un problema, difatti sono forse questi i pezzi più personali, quelli che si distaccano da una chillwave che gli Errors si impegnano a non far suonare stantìa, se solo non fossero quelli a più alto rischio di far storcere il naso a qualcuno. Lease of Life è un disco prodotto con precisione millimetrica, e forse uno degli obiettivi della produzione era proprio quello di rendere il suono più pulito e quindi più pop (nel senso positivo del termine), come dimostrano i ritornelli trascinanti di Dull Care e Slow Rotor, che si servono della voce eterea di Cecilia Stamp (che ha richiami di iamamiwhoami, Austra e un po’ di Grimes); bei pezzi, però forse un passo indietro rispetto al tipo di creatività che gli Errors possiedono e sanno usare.
I brani di più ampio respiro sono quelli in cui la band dà il meglio di sé, questo perché fugge sia dai ritmi serrati in cui quel ‘volutamente-pacchiano’ rischia di stroppiare, sia dalle banalizzazioni pop: tra questi spicca la traccia finale, Through the Knowledge of Those Who Observe Us, tredici minuti di cori e crescendo misticheggianti che rivelano più che in altri l’impronta dei Mogwai.

Gli Errors di Lease of Life perdono un po’ di quel carattere grezzo che li contraddistingueva da altre band definite (con molte virgolette) “post-electro”, ed è forse questa patina colorata il motivo per cui il risultato è qualcosa di non troppo memorabile; eppure la qualità compositiva non manca, anzi rivela un processo di ricerca sempre in atto, cosa che ci fa ben sperare per l’avvenire di una band che già ha dimostrato di essere più matura di quelle a cui viene accostata.

Traccia consigliata: Through the Knowledge of Those Who Observe Us