La storia ci ha insegnato che un atto di ribellione può assumere svariate forme: può essere individuale o collettivo, implicito o esplicito, aggressivo o non-violento. Pur essendo un concetto aperto a interpretazioni soggettive, se parliamo di ribellione relativamente all’industria musicale, è piuttosto facile pensare al punk e all’hip-hop, generi in cui gli artisti sono propensi a esprimere il loro disagio attraverso opere ricche di messaggi politici. In tempi recenti è però la musica elettronica ad aver sorprendentemente assunto un ruolo primario nell’ispirazione di movimenti di ribellione, passando da mezzo pensato per lo svago a strumento che invita alla riflessione sul piano individuale.
In quest’ambiente si colloca Gabriela Jimena, in arte Ela Minus, musicista colombiana che, cresciuta in un paese segnato da violenza e corruzione, ha una chiara idea di cosa significhi ribellione. Nata a Bogotà nel 1990, Gabriela ha iniziato la sua carriera musicale come batterista in una punk band chiamata Ratón Pérez, andando contro il volere della madre che l’avrebbe voluta pianista. L’incontro con la musica elettronica ha avuto luogo negli Stati Uniti, dove Gabriela si è trasferita per frequentare il Berklee College of Music: proprio durante gli studi è nata la sua passione per i rave, per la musica elettronica e per gli strumenti che vedeva utilizzare dai Kraftwerk e dai Daft Punk.
acts of rebellion, album di debutto di Ela Minus, non ha la pretesa di riuscire a ispirare una rivoluzione. Non più adolescente e ingenua, la musicista colombiana è consapevole di non potersi porre come portavoce di una battaglia che non può vincere; l’obiettivo di Ela Minus è ben più perseguibile: farci comprendere quanto cambiare lo status quo sia spesso molto più semplice di come sembri e che l’assenza di complessità non rende l’atto di ribellione meno significativo. La celebrazione della semplicità può paradossalmente apparire una mossa ipocrita se promossa da un’artista che non sembra voler prendere scorciatoie: nel produrre acts of rebellion, Ela Minus ha rinunciato a qualsiasi mezzo digitale, preferendo l’impiego di strumenti analogici, come i sintetizzatori che costruisce per Critter and Guitari; acts of rebellion è inoltre il frutto degli sforzi della sola Gabriela, che si è occupata in prima persona della scrittura dei pezzi e della loro esecuzione in fase di registrazione.
La ribellione richiede una collettività affinché ci possa essere un impatto concreto, ma deve necessariamente nascere dall’individuo. acts of rebellion segue lo stesso principio: la musica elettronica di Ela Minus è sì un invito al ballo, ma seguito da un’intima riflessione. Le 10 tracce dell’album di debutto della produttrice colombiana sono disposte simbolicamente: come l’euforia che guida i primi momenti trascorsi in un club lascia progressivamente spazio alla spossatezza e alla realizzazione che si sta cercando un momento di temporanea fuga dalla realtà, così la reinterpretazione in chiave synth-pop delle sonorità techno delle prime tracce viene smorzata nella seconda metà del disco da un approccio più riflessivo.
Le 3 canzoni che seguono l’intro strumentale N19 5NF rappresentano il blocco più immediatamente gratificante dell’intero album: they told us it was hard, but they were wrong, el cielo no es de nadie e megapunk mettono in mostra l’indiscussa abilità di Ela Minus nel creare delle hit synth pop al ritmo di un classico beat da club in 4/4. Il suo canto sussurrato, sia in inglese, sia in spagnolo, scandisce il ritmo energico delle linee di synth pulsanti e delle drum machine martellanti, rendendo percepibile il fatto che la musicista colombiana lavori alle liriche in funzione della parte strumentale.
Ela Minus decide sapientemente di cambiare registro nella seconda metà del disco: interrompe il mood da club al momento giusto, quando l’approccio quasi scientifico, rigido, nei confronti del beat, le melodie spesso costruite sull’alternanza di 3 note e il suo modo di cantare iniziano a risultare monodimensionali. Inizia quindi un alternarsi di intermezzi strumentali e tracce cantate. Le tracce strumentali pocket piano (che prende il nome da uno dei sintetizzatori di Critter and Guitari), let them have the internet e do whatever you want, all the time. mostrano un enorme potenziale di crescita nell’ambient, non un genere dal facile approccio; Ela Minus ricorre al minimalismo, rinunciando alla densità delle tracce precedenti in favore di un’essenzialità capace di veicolare sensazioni di quiete, calore, introspezione, con un risultato quasi cinematografico.
tony, dominique e close costituiscono la parte più pop di acts of rebellion. tony, cantata interamente in spagnolo, è forse la traccia meno coerente all’interno dell’album, con il suo ritmo frenetico e l’approccio essenziale nell’accompagnamento strumentale in cui spicca la linea di synth che richiama i lavori dei Kraftwerk. dominique e close sono per certi versi reminiscenti dell’elettronica scandinava firmata The Knife; la prima traccia potrebbe essere l’inno dei nostri giorni trascorsi in lockdown:
Today I woke up at 7 p.m.
My brain feels like it’s going to break
I haven’t seen anyone in a couple of days
I am afraid I forgot how to talk
To anyone else that’s not myself
close è la traccia più melodica e la degna conclusione del disco: in un’atmosfera sognante, la voce di Helado Negro, unico guest di acts of rebellion, fa da contraltare a quella di Ela Minus, generando un dolce contrasto su un’ipnotica sovrapposizione di percussioni e un synth rassenerante.
Non fatevi ingannare dal titolo e dalla copertina, acts of ribellion è un disco profondamente ottimista che tocca tematiche importanti con un approccio disincantato, ma fiducioso di un futuro più semplice e migliore. Ela Minus non vuol tanto spingerci a rivoluzionare la realtà, quanto a cambiare il modo di percepirla, smettendo di trovare complessità non esistenti. Col suo album di debutto, la musicista colombiana, nonostante l’approccio cupo, dimostra di essere una sognatrice che ama la vita e il suo lavoro, lasciando intravedere tutta la brillantezza e il potenziale di una carriera che può davvero prendere il volo.
Tracce consigliate: close, el cielo no es de nadie, let them have the internet