I Drowner non sono proprio nessuno, e sono pure bruttissimi. Sono così nessuno che setacciano il web alla caccia di loro recensioni, tanto che, dal profondo Texsas, hanno scovato pure un’altra recensione italiana. Io spero proprio che questa non la trovino e se la trovassero glielo dico chiaro e tondo: siete brutti, bruttissimi, se la vostra cantante fosse bella avreste votoni e riscontri positivi ovunque. E invece siete brutti. E siete Texani. E non siete assolutamente nessuno. Ma avete fatto un bell’album.

Visto che ho già elencato tutti i loro difetti, continuo con l’ultimo, il più grande: i Drowner sono derivativi alla massima potenza. Voci dream pop etereo alla Cocteau Twins, chitarre post rock etereo alla Sigur Rós che non di rado si tuffano etereamente nell’etereo laghetto dello shoegazing, sogni eterei ovunque e dimensioni eteree ultraterrene alla 2k12. Ma quindi il problema dove sta? Non sta. Non c’è una singola canzone che sia brutta, anzi Point Dume, Never Go Away, Wildflowers e Here sono proprio micidiali.

Peccato che non dica veramente niente, ma niente di nuovo. Dimenticatevi di questo e lasciatevi affogare nei Drowner.