Il nuovo disco di Don Joe, forse noto per essere il produttore dei Club Dogo, è una delle cose più brutte uscite in Italia da qualche anno a questa parte, ma del tipo che la parte migliore è la pubblicità di Spotify tra i pezzi, ecco.
Già dall’annuncio dei featuring qualcosa lo si poteva intuire, tutti nomi “di una certa caratura” provenienti da due mondi separati. Da un lato ci sono le cantanti: Francesca Michielin (quella che fa i feat con Fedez e che “ha raggiunto la notorietà nel 2011 in seguito alla partecipazione e vittoria della quinta edizione del talent show X Factor”, grazie Wikipedia), Emma Marrone (Amici), Julia (ma chi è?); dall’altro invece abbiamo rapper del calibro di J-Ax (la pensione potrebbe essere una buona svolta per la sua carriera a questo punto), Emis Killa, Rocco Hunt (Sanremo, e ce li abbiamo tutti). L’unico nome probabilmente nuovo al grande pubblico è quello di Maruego, che da un po’ bazzica il giro Dogo e che nel mondo hip hop ha fatto parlare di sé per un EP prodotto dai 2nd Roof (sì, esatto) e per i suoi pezzi in cui rappa in autotune, in Tutto apposto ci regala un bridge copiato di peso dal ritornello di Drop it like it’s hot, solo più tamarro. Inutili anche gli interventi di Giuliano Palma – una citazione storpiata di Allen Ginsberg, un’altra mutuata da Gabry Ponte e un testo stupidissimo, si guadagna uno skip tranquillo – e Giuliano Sangiorgi che niente, è Giuliano Sangiorgi.
Per concludere non poteva mancare un pezzo con i compagni di sempre, i Dogo, che riescono a fraintendere il senso di status symbol, con Gue Pequeno che per chissà quale problema decide di abbassare la voce ad ogni chiusura rendendo veramente difficile capire se ciò che dice abbia senso o meno, per non sbagliare facciamo di no e tanti saluti.

Fino a qui, quindi, fa tutto un po’ schifo, ma non si è parlato di ciò che alla fine dovrebbe essere la cosa principale: le produzioni di Don Joe.
Ancora, dopo l’intervista a Rolling Stone (in cui il disco viene definito “una rivoluzione pop”, con un paragone agghiacciante a Danger Mouse buttato lì quasi per caso) si presagiva puzza di cafonata, ma la realtà dei fatti è ben peggiore. Come succede ogni volta che l’hip hop incontra il pop, lasciandosi sopraffare, qualunque standard viene ignorato e si gratta sempre più in basso verso lo squallore, basta ascoltare il pezzo di J-ax per avere una piccola idea di cosa intendo, con l’ex Articolo 31 che prova a rappare su tutto, stacchi, cambi, drop, indistintamente e malissimo; la cosa più curiosa è che le produzioni ne vengono fuori male anche se confrontate a quelle più usuali su cui si ritrovano a cantare Emma e soci, mancando totalmente di gusto e originalità, come se ci si fosse limitati a scegliere la decina peggiore di pezzi dopo aver cercato su youtube “best edm music 2014 playlist”, cosa probabilmente non troppo lontana dalla realtà.

In sostanza, Ora o mai più è un disco di cui tu, ascoltatore, probabilmente non hai bisogno, al contrario di Don Joe che decide di cacciare dieci tracce, una mezzora totale, accomunate dal solo gusto dell’orrido e da nomi altisonanti che potrebbero far vendere qualche copia in più nella fascia 12-14, per la gioia di mamma Universal. Da non comprare, da non ascoltare, evitate anche di guardarne la copertina.

Traccia consigliata: Nessuna