Il meccanismo dell’hype è sempre quello, funziona sempre e nonostante tutti lo conoscano, irrimediabilmente tutti finiscono comunque per cascarci. I Diiv figli dell’ennesimo gioco di share massivo partoriscono un buon disco. Per fortuna hype o non hype la qualità di una band rimane assolutamente svincolata da tutto. Cosa colpisce di Oshin? Il tappetino sonoro intriso di riverberi, le voci sognanti, i riff (che a me a volte fanno pensare vagamente ai Be Forest, nonostante il genere non combaci perfettamente), la batteria nascosta e tutti quei particolari che fanno di Oshin l’ennesimo disco dream pop. Dai, a ripensarci è una tortura, perchè ok sarebbe sbagliatissimo dire che ogni disco del genere sia uguale al precedente e identico al successivo ma secondo me, se mi sono rotto il cazzo io di sentire le chitarrine riverberate con sotto il basso martellante e una batteria che tiene i quarti, qualcun altro avrà pur fatto questo genere di ragionamento. Bellissima Follow, la nona traccia, How Long Have You Known, Doused con il suo giro di basso post punk che più post punk non si può, ottima tutta la produzione, bellissimi suoni, però ci vorrebbero delle pause molto più lunghe tra l’uscita di un disco dream pop e un altro. Un trend è diverso da un movimento. E con questo non so neanch’io cosa volessi esattamente dire.

Chissà cosa succederà al riverbero.