C’era una volta il bel paese delle mezze stagioni e del quicisaltainarialafesta, di k-way colorati e skinnies che coprivano le ginocchia sbucciate poco prima nel campetto dell’oratorio. Un insieme di storytellers e fancazzismo di provincia, di etichette di nicchia e di eroi del quotidiano. Torino non si è mai inserita in quella cerchia che interpretava l’italo disco secondo i canoni indie anglofoni, con Disco Drive e Did che cantavano in inglese, schierandosi contro la strana italianità di quella musica. Meglio sentirsi apprezzati da quella cosa chiamata estero che rinnegare qualche soldino e un panino gratis alle sagre. Facile spiegare perché oggi la festa di Crookers vale tre volte il cachet da quando è scomparso dal radar italiano, e perché cantare in inglese non vuol dire “sentirsi europei”.

Quando ho ascoltato i Did per la prima volta non mi spiegavo l’autenticità della musica dei quattro di giallo vestito, una rabbia innata che picchiava sulle percusioni, nessun riff danzereccio che poteva strapparmi un sorriso, quella definizione ‘punk funk’. Non è un caso che i nostri siano passati da Bretonlab e che Hello Hello sia stata la prima cover prodotta dei These New Puritans, nel momento in cui i Wombats parlavano di esplosioni alla disco quando i Did le avevano già distrutte tutte.

I nostri si sono dimezzati di formazione ma restano comunque i bad boys di una volta, quelli che tornati da un lungo viaggio hanno aperto la valigia trovando la voglia di non smettere mai di far festa. Il secondo lavoro a distanza di 4 anni necessita di volume alto, nei momenti degli africanismi spudorati (You Read Me) e nei cenni esotici che stanno bene ovunque (Voci Pazze), con il profilo intellettualoide dei Breton e la perenne voglia di tornare giovani e sul pezzo come i Rapture. Il duo non lascia nulla al caso: c’è spazio per le Interlude sporche di strada e il beat making di stampo DFA nascosto dietro voci manipolate che strizzano l’occhio alla dancefloor (Skills), ferma all’exploit di fine decennio di Time For Shopping che li aveva resi idoli di un mondo un pò stretto alla vecchia formazione , e che adesso accoglie una realtà di enfant terrible pronta a farsi sentire.

Non sarà comunque facile rimediare all’impressionante attitude live dei loro vecchi show, ma dopo Bad Boys siamo sicuri che se la caveranno. Nel paese che ancora rigurgita indiesfiga e nonsense cagnesco era necessaria una bella ventata di qualità, e di barriere del suono che i Did continueranno a distruggere.

Tracce consigliates: You Read Me,  Skills