Arriva il Natale e siamo tutti più buoni. Tutti tranne i Death Grips.
Eh sì perché la release in free-download (la seconda su tre album) di questo Government Plates non sembra molto un regalo ai fan, quanto più l’ennesimo dito medio alle major.
Questa volta però in sordina, senza clamori di sorta, senza la pubblicazione di mail private o cazzi in copertina.
Il loro modo di rapportarsi alla musica non è dunque cambiato, nemmeno ora che il sound di The Money Store e di NO LOVE DEEP WEB ha palesemente influenzato il mondo dell’hiphop in lungo e in largo – l’ovvia punta dell’iceberg è rappresentata da Yeezus di Kanye West.
Anche dal punto di vista compositivo il trio non accenna ad abbassare il tiro: ritroviamo nuovamente le abrasioni elettroniche di Flatlander, il comparto ritmico schizofrenico di Zach Hill, e, ovviamente, le pazze grida di MC Ride; spesso però quest’ultimo si limita alla sola ripetizione di una o due frasi, arrivando in alcuni punti a eclissarsi totalmente, lasciando spazio alle strumentali (cosa questa mai successa nei due album precedenti).
La musica è più che mai smaniosa, ossessiva, con cambi dissonanti e rasenti il nonsense, ma il punto di forza dei Death Grips è la capacità di rendersi accessibili pur nella più totale (apparente) mancanza di coesione.
Si spazia da arpeggiator che paiono usciti da vecchi videogiochi a bassi techno 90s, percussioni veloci e passaggi più lenti, cantati e strumentali. Il tutto in un’atmosfera generale di nichilismo, caos, violenza.
Si vocifera che questo Government Plates possa essere un progetto in qualche modo attinente al film che Zach Hill sta scrivendo (il contenuto è ancora sconosciuto, ma guardando al personaggio non ci aspettiamo una romantica storia d’amore, ecco). Ad ogni modo i Death Grips continuano nel loro percorso artistico sperimentando lo sperimentabile, sempre con la voglia di spaccare e di ribaltare tutto. Bene così.
Tracce consigliate: Big House, Anne Bonny.