Danny Brown ha gli occhi puntati addosso dal 2011, dopo XXX, quel mixtape che gli valse la notorietà. Con una personalità fuori dalle righe (tanto quanto il suo dente rotto e il suo ciuffo inguardabile) il rapper di Detroit ha saputo mantenere viva l’attenzione sul suo personaggio (qui altra news “singolare”). Un connubio di talento e sregolatezza dunque, di quelli che tanto piacciono allo showbiz, ma che spesso rischiano di estinguersi in un fuoco di paglia quando il “personaggio” ha la meglio sull’ “artista”.
Non è sicuramente il caso di Danny dato che questo doppio album Old ha fatto divampare un incendio nel mondo dell’hiphop e non solo; rime sparate senza pietà e beat che sono vero e proprio kerosene sparso sulle fiamme.
Un doppio album sì, ma non figlio di un accumulo spasmodico di materiale; è infatti questo il formato unico su cui si sarebbe potuto pubblicare un lavoro così pensato, che trova la sua ragion d’essere proprio nella contrapposizione tra il side A e il side B, specchio della duplice personalità di Brown.
Il side A rappresenta il lato più riflessivo del trentenne, tra beat cupi e melodici, meditativi, e rime che vertono su tematiche impegnate: dalla solitudine che diventa alienazione, strizzacervelli e difficoltà della vita metropolitana. A trascinare questa prima parte troviamo il riuscitissimo featuring con i Purity Ring 25 Bucks, The Return feat. Freddie Gibbs e la doppietta Torture/Lonely, quest’ultima piccolo gioiellino contemporaneo.
E se in Clean Up Danny sembra aver trovato la redenzione, ci rendiamo conto che altri non era se non un momento di passaggio, solo la presa male che svanisce con l’assunzione di una massiccia dose di droghe prima di infilarsi in qualche club a tirare l’alba.
Su questo trend viaggia tutto il lato B di Old: beat trap, EDM, bassi selvaggi e rime che raccontano di eccessi. Anche questo è Danny, quello che fa ballare la gente ai festival più blasonati, quello che compare sui cartelloni accanto a nomi che poco c’entrano con la sua musica, ma nel 2013 è così che funziona e allora lui cavalca l’onda.
L’intensità emotiva ovviamente cala e qualche sbavatura è percepibile nel side B, ma il livello generale si mantiene alto. Tra feautiring d’ordinanza (Way Up Here feat. Ab-Soul e Kush Coma feat. A$AP Rocky & Zelooperz) e singoloni potenti (Dip – con presa per il culo a Kanye West annessa “Don’t let me enter my zone”– e Smokin & Drinkin) si giunge alla bella traccia finale Float On, featuring Charli XCX, i cui controcanti danno quel tocco in più a un pezzo che sarebbe dovuto essere nel side A per mood e stile.
È forse proprio questa la conferma che ormai il vero Brown sta diventando vecchio, Old appunto? O forse il vero Brown è quello festaiolo, la Old version?
Una domanda a cui è impossibile dare risposta, proprio perché è evidente un perfetto equilibrio tra “personaggio” e “artista”, ma nulla di studiato a tavolino o preconfezionato. Danny Brown è proprio così, ora meditabondo ora pazzo, ora pensieroso ora in botta clamorosa.
Old è il riflesso di Danny Brown, Old è uno dei migliori album hiphop di questo 2013.
Tracce consigliate: Lonely, The Return, Smokin & Drinkin