Dopo una lunga attesa, una posticipazione e ben tre singoli (che potete trovare tutti qui sotto) pubblicati prima del rilascio dell’album, quasi a voler ricordare i bei tempi underground di Alice Pratice, arriva questo 12 novembre 2012 e l’uscita di (III): terzo capitolo della saga Crystal Castles. A dire il vero è stato leakkato e me lo sto ascoltando già da una settimana, ma per eleganza ho rispettato i tempi canonici.
Con (III), Alice ed Ethan che ormai hanno bisogno di poche presentazioni, continuano nel percorso intrapreso con Crystal Castles II: un progressivo, e forse a questo punto definitivo, avvicinamento a quel microgenere/subcultura che loro stessi hanno contribuito a creare ed ispirare, la witch house. L’album è ormai “drag” a tutti gli effetti, dove il massiccio uso di chiptune, già meno presente nel secondo lavoro, viene quasi completamente rimpiazzato da allucinazioni ipnagogiche occulte ed effetti chopped’n’screwed. Alice dal canto suo abbandona quasi definitavamente quell’estica electroclash alla Atari Teenage Riot, tipica del primo S/T, per darsi a vocalizzi eterei, passando ideologicamente e praticamente dal distorsore al delay per le modulazioni vocali. Con le tinte dark diventate sempre più scure e i bassi sempre più saturi, ricordando da vicino il messicano †‡† (Ritualz), il risultato è un electrogoth ultrainfestatato, “choppato” e destrutturato (Insulin in particolare), che mantiene però un livello di bpm sufficientemente alto, in controtendenza con l’haunted house prodotta nel 2012 che ha generalmente privilegiato i downtempo e le forme cristalline.
I Crystal Castles ne escono egregiamente anche da questa prova, dimostrando personalità, senza mai strafare o scadere nel banale con poche idee ma chiare, nonostante tra i due non traspaia mai un grande affiatamento. Le soluzioni sono sempre ben calibrate: melodia, atmosfere dark, vitalità rave, distorsioni noise pur mescolate non risultano mai forzate, riuscendo con naturalezza dove altri falliscono con interminabili sussurri o partiture piatte e noiose. Tutto è semplice, diretto e con un’attitudine “pop” da vendere, forse per questo tanto odio…
Con questo terzo LP il cerchio sembra essersi però chiuso con una assimilazione musicale alla corrente witch house. Per il duo rinnovarsi sarà quindi ancora più difficile in futuro, per non scadere nell’ovvietà di un’etichetta culturale; ma gli haters, almeno per ora possono mettersi il cuore in pace: la fine dei Crystal Castles deve ancora venire.