Sembra ormai che fare un disco con le chitarre nel 2014 sia una vergogna. C’è il sentimento diffuso che i synth si debbano infilare a forza ovunque, onde evitare il rischio di suonare anacronistici, in un mondo dove però è la retromania a farla da padrone, la riscoperta vintage di qualcosa che in realtà mai è andato perduto. Stiamo impazzendo tutti. Sarà forse la dipartita di due membri della band che ha costretto Alec Ounsworth a rendere il sound dei suoi Clap Your Hands Say Yeah più sintetico, rinnegando quasi l’omonimo esordio chitarristico la cui potenza principale era quell’imperfezione onesta e schietta.

Only Run è un disco che non pare avere né capo né coda. Alcune tracce sono prive di alcun senso (Your Advice, Cover Up), altre si lasciano apprezzare senza entusiasmare (As Always, Impossible Request) con un pop tutto sommato coinvolgente ma che di sicuro non invoglia al re-play. Little Moments e Beyond Illusion vanno a sondare nuovi territori electropop, tra arpeggiatori e synth plasticosi, drum machine un po’ ripetitive, senza mai regalarci il ritornello da cantare. Il featuring con Matt Berninger (Coming Down) comincia bene, lascia presagire belle cose tra chitarroni e synth melodici, atmosfere un po’ pesanti ma ben studiate, e risulta essere forse la traccia migliore del lavoro; nonostante ciò si rimane sempre a bocca asciutta. E, dico io, come fai a fare una traccia con Matt Berninger che non sia convincente al 1000‰?

Con tanto rammarico pensando al passato, mi dispiace per gli amici Clap Your Hands Say Yeah, ma quel cerchiolino là in alto rimarrà rosso.

Traccia consigliata: Coming Down