Ahahah raga, Cesare Cremonini?
È difficile dare un colpo di spugna sul passato, se lo è per se stessi figuratevi quanto può essere far dimenticare agli altri. I ricordi della rana di …Squérez? e gli sgradevoli dreadlock di Ballo continuano a suscitare una certa ironia in buona parte del pubblico al solo nominare il povero Cremonini più di dieci anni dopo lo scioglimento dei Lùnapop. Un po’ come le canzoni narranti vita di provincia e sfiga degli 883 non staccheranno mai il morso dal collo di Max Pezzali. Con una differenza; il buon Max vive ancora in un rapporto simbiotico con l’animo dei primi 883, senza bisogno nemmeno di citare il revival in corso negli ultimi anni, occorso grazie anche all’album di cover ad opera della scena indie italiana sul quale non spenderemo ulteriori parole.
Cesare Cremonini, per grazia di Dio, non si trastulla più con le Vespe truccate anni sessanta e non si tinge più i capelli di rosso. E ci mancherebbe altro a 34 anni.

Logico ci si presenta con la sua copertina geometrica dalle ombre dechirichiane e Cremonini stesso lo definisce come un album solido. Ma non vi sembra che le sfere verdi siano in procinto di muoversi, cadere, rotolare via? Ci sono evidentemente nella testa del cantautore i traguardi raggiunti con l’età ma non vengono pensati come una situazione statica, tutt’altro. “Questo disco è lo specchio dei miei 34 anni, riflette quello che sono oggi. A differenza di quello che ho fatto in passato, non cerco definizioni dell’amore o di altro. È un disco che indaga: raccoglie più domande che risposte” dichiara.

Il primo singolo, Logico #1, risente dell’apparire in uno spot talmente melenso che probabilmente ha già mietuto le prime vittime tra i diabetici. La canzone è molto meglio di quanto appaia da trenta secondi televisivi. E il titolo e le affermazioni del testo trovano una loro ironica smentita nelle parole del testo stesso, tanto che alla fine sembra quasi di voler la logica piegata al caso fortuito. Saltate senza remore GreyGoose (ugh) e godetevi invece la doppietta Io e Anna e John Wayne: canzone d’amore che lascia l’ascoltatore con un irrisolvibile punto interrogativo la prima, oscillazione fra realtà e finzione la seconda, scritta nelle pause sul set de Il cuore grande delle ragazze.
E poi Fare e disfare che diventa il punto focale dell’album, vuoi per la posizione centrale nel disco, vuoi per la varietà delle tematiche, sempre sfiorate e volontariamente mai approfondite, in strofe fatte e disfatte in un batter d’occhio. Altrettanto bella Cuore di cane, brano al quale si accede sulle note di un piano e che sulle note di un piano si chiude, lanciando nel mentre stoccate al suo artefice e al suo cuore vagabondo.
Non manca, com’è ovvio, l’inno generazionale, Vent’anni per sempre. Che, com’è ovvio, non può essere un vero inno alla bellezza dei vent’anni ma uno sguardo indietro nel tempo, più agrodolce che nostalgico.
Un unico appunto serio alla forma: gli inserti in inglese in più di un brano saranno anche utili modi di comporre rime ma non se ne sente il bisogno, meno che meno quando sono citazioni paracule, leggi: gli Stones citati in Vent’anni per sempre.

Si può ascoltare Logico con orecchio molto superficiale e prevenuto. Oppure si può dargli una possibilità e trovare, oltre a piccoli momenti ammirevoli nei testi, anche una rinnovata varietà negli arrangiamenti, dalla tromba in coda a Fare e disfare, ai synth di Logico #1, all’improvviso momento di quiete in Se c’era una volta l’amore (Ho dovuto ammazzarlo).
E bravo Cesare.

Tracce consigliate: Io e Anna, Fare e disfare.