I BSBE suonano la musica che basta per andare a suonare a Memphis.

Tra le quattro cose che l’America ha inventato, tra i negri, il football e Boston, cari miei, c’è il blues. Era la terza settimana di luglio e giù nei campi faceva un caldo bestia. Tra le bottiglie nei diti, le chitarre con una corda sola, il blues è stato un cumolo di pazzia e rivoluzione possibile che manco ci avete idea. La rivoluzione è stata media, possibile ma manco pensata, al massimo cantata, si era talmente poveri che pensare di smettere di lavorare per fare la rivoluzione cantando equivaleva a morire di fame. Di fame ci morirono comunque (nel migliore dei casi), ma il blues rimase a impazzire nella potenza di una possibile rivoluzione. Di rivoluzioni poi ce ne furono sì, mezze e mezze, gente sconfitta, ammazzata trucidata, ma il blues rimase, permase, e si allargò, di dito in dito di mano in mano di strumento in bottiglia. Ma che forse l’idea del Blues era quella di diventare musica mondiale? Musica di tutti? Possibile colonna sonora per possibili rivoluzioni? Un bluesman direbbe di sì, o comunque yeah man I’d like to.

Ma cosa centra questo con l’Italietta nostra e i nostri belli Bud Spencer?
Cosa vuoi che ne sappia sweety, versami un altro drink.
Già già se non fosse passata di qui quella maledetta globalizzazione, quel maledetto internet, quel tamagochi del diamine, saremo ancora qui con Adriano, Loredana, Domenico, Lucio e chi più ne ha, MA VABBÈ UNIAMOCI ALLA RIVOLUZIONE, questo è quello che disse Adriano Viterbini, frontman dei BSBE, a Cesare Petulicchio il giorno che si decise di formare la banda. FACCIAMO STA MALEDETTA BLUES MUSIC.

Quello era il 2007, anno in cui la banda si formò e il blues dilagò. Ma oggi a sette anni di distanza cosa è effettivamente cambiato?
Niente, potete star tranquilli. Son sempre quei simpatici monelli. D’altro canto, se il blues è rimasto il blues da quegli anni che furono, cosa pretendete che possa succedere in sette miseri anni? Niente. E non sarebbe dovuto succedere niente comunque, voglio dire se uno suona il blues suona il blues, che discorsi.
Musica per nostalgici? Forse si forse no, il blues è fatto così… alla prossima rivoluzione gliene sarete tutti grati; quello che vi posso dire è che il disco resta godibilissimo, che in mezzo ci trovate un’infinità di citazioni ad altri gruppi rock che a un certo punto diventa un gioco, e che è un bel disco d’ascoltarsi dal vivo, nel senso di spegnere quel maledetto hi-fi e di andarsene sotto al palco.

Tracce consigliate: Duel, Miracolo.