Questo disco lo aspettavamo da tanto. Un disco così, concepito in questo modo, suonato in questa maniera, lo aspettavamo da tanto.
Prendete la voce unica di ANOHNI (nuova vita artistica del cantante transgender Antony Hegarty, ex frontman degli Antony and the Johnsons) e le produzioni di Ross Birchard (Hudson Mohawke) e Daniel Lopatin (Oneohtrix Point Never) e non potrete che aspettarvi un prodotto sublime, unico nel suo genere. Qui, però, si sono anche superate le aspettative.

Hopelessness è così onesto, emotivo, viscerale da far male. Sa commuovere e far arrabbiare, è intriso di riflessioni sociopolitiche universali ma suona talmente personale da farti sentire minuscolo, da farti venire i brividi. La voce di Anohni è sempre unica e inarrivabile, un nettare per l’udito e il cuore; musicalmente, l’orchestralità dei The Johnsons viene mantenuta nelle composizioni ma concretizzata da Birchard e Lopatin in un’elettronica ora stranamente cathcy e ora epica, ora allineata e ora in totale opposizione con i messaggi di protesta insiti e manifesti in ogni pezzo.

Si va dai temi ambientali quali il riscaldamento globale in 4 Degrees, con il suo magniloquente climax che inneggia, con ironia, all’estinzione totale voluta dalla classe dirigente, e la distruzione della natura nella struggente e meravigliosa Why Did You Separate Me From The Earth?, passando per la pena di morte discussa in Execution, con quei synth che s’innalzano ossimoricamente verso la luce (“It’s an American dream!”); Watch Me tratta poi delle violazioni governative alla privacy dei cittadini, con il cosiddetto Big Brother che diventa un “Daddy” affidabile come quelle tastiere avvolgenti, ma che sul finale si inacidiscono (“Watch me watching pornography/Watch my talking to my friends and my family/I know you love me/‘Cause you’re always watching me”) e anche la commovente I Don’t Love You Anymore, ballata spezzata da rumori e linee melodiche sinistre, sembra essere riferita all’America (“You left me in a cage/My only defense was rage”). Obama e Violent Men stendono una coltre oscura e post-apocalittica sull’ascolto: la prima è uno spokenword statico che cresce su un tappeto musicale sempre più occludente, su cui Anohni espone le delusioni nei confronti del governo Obama (“When you were elected/The world cried for joy/[…]/Now the news is you are spying/Executing without trial/Betraying virtues”), la seconda è un doppio giro d’orologio in cui tra voci pitchate, campanellini arpeggiati, percussioni e synth fuori controllo, vengono denunciati i soprusi di stampo maschilista radicati nella società.
Drone Bomb Me, uno dei pezzi dell’anno, è la straziante e disperata ricerca di una ragazzina di andare incontro alla morte, dopo che la sua famiglia è stata dilaniata da un raid aereo; il tema dell’attacco di droni è poi ripreso nell’altrettanto magnifica Crisis, le cui trame e realizzazioni musicali mozzano il fiato, soprattutto sulla disperata richiesta finale di scuse alle vittime degli USA, mentre tutt’intorno è un crescendo angelico. Hopelessness e Marrow chiudono il lavoro con una visione catastrofica del futuro per il nostro pianeta e per tutte le specie che lo abitano (“We are, we are all Americans now”).

Hopelessness è la purissima presa di coscienza di Anohni che, senza pietà né mezzi termini, abbatte e sovverte ogni struttura musicale e sociale: il pop si spoglia di ogni frivolezza per vestire i panni artistici dell’impegno concreto, creando così un disco di protesta concepito per le masse, con le produzioni che fungono da battistrada per dei testi che, grazie a diversi artifizi retorici, non scadono mai nello stucchevole.
Hopelessness è il grido disperato di chi viene costantemente affossato dalla società in cui vive, è la critica a un mondo alla deriva, a una realtà socio-politica deludente, una toccante e complicata richiesta di aiuto che, grazie ad una sincera urgenza creativa, colpisce nel profondo con una semplicità disarmante. È il personale che si eleva all’estremo, abbracciando l’umanità tutta da differenti punti di lettura, con il fine ultimo di farsi messaggero di cambiamento e garbato agitatore di animi.
È il comprendere ed abbracciare la propria fragilità, un passato difficile, il senso di colpa generazionale, trasformando tutto in fierezza e coraggio, facendone il proprio punto di forza. Un solo scopo: presentarsi con il cuore in mano, onestamente, le lacrime agli occhi e una rabbia profonda dentro, quella rabbia sana, vera, che fa partorire bellezze artistiche come questo disco, a tutti gli effetti una chiave di volta degli anni Dieci.
Hopelessness è nuova speranza laddove la speranza era scomparsa.

Tracce consigliate: Drone Bomb Me, Crisis, Watch Me, Why Did You Separate Me From The Earth?