Why you think I’m out here actin’ crazy?”

Se ad Arian Asllani chiedete se si sente un Edonista, questo vi risponderà che non sa di che cazzo state parlando.
Arian Asllani A.K.A. Action Bronson viene da Flushing, nel Queens, NY. La popolazione del Queens è così suddivisa.

Action Bronson A.K.A. Bronsolino è di origine Albanese.
Bronsolino A.K.A. Bronsoliño è di origine Ebraica.
Bronsoliño A.K.A. Bam Bam è stato uno chef.
Bam Bam A.K.A. Chef Arian Asllani è diventato un MC.
Chef Arian Asllani A.K.A Mr.Wonderful sa benissimo di cosa state parlando, è che non vuole che gli si appiccichi una definizione addosso, non vuole che sia un lemma a definirlo,non fate arrabbiare Arian Asllani.
I feel like I’m every culture, because I grown up around it. You can’t put a culture on me..
Quello che scaturisce da questo meltin pot selvaggio è una rassegna cinematografica per fanatici di B-movie. Action Bronson si diverte a bombardarci con immagini che si estendono dal college musical, passando per la dark comedy stile (Paura e delirio a Las Vegas) e culminando in un road movie, in un susseguirsi che sembra non avere alcun filo logico.

Bronsolino dirige giostrandosi tra le sue origini hardcore rap proudly Queens, cresciuto com’è a pane (tanto) e Wu-Tang Clan. Ma non si limita a questo, voglioso di scacciare il fantasma di Ghostface Killah che aleggia sui suoi precedenti lavori e di affermarsi come personalità unica e irripetibile nel mondo dell’Hip Hop. Il flow incisivo (anche se a volte fin troppo cantilenante) si fa spazio a colpi di pop culture tra sample di Billy Joel (chiesto lecitamente in prestito per la opener Brand New Car, prodotta da Mark Ronson. Come fai a dire di no ad uno che ti viene a prendere in elicottero per chiederti il permesso?), pezzi di blues viscerale, sperimentazioni di jazz e funkadelic (come l’eccezionale Baby Blue in collaborazione con Chance the Rapper, la perfetta altra faccia del Ringo), sample dal sapore 80’s di oscure rock band tedesche accompagnato dai fidi Party Supplies, assoli di chiatarra elettrica delle ballate rock che furono, ispirazioni etniche Mediorientali a base di Yayli Tambur, cavalcate psych, omaggi ai Fleetwood Mac, Slash, Santana…la palette di colori, atmosfere e suoni scelta da Bam Bam sembra davvero illimitata.

I’ve been poor. I’ve had some money. I’ve been down. I’ve been depressed. I’ve been absolutely happy. I’ve wanted to kill and I’ve wanted to be in love.”

Se arrivati a questo punto vedete ancora solo un istrionico sbruffone di 140 kg, non vi biasimo, ma non è così. Chiaro che tra tutte le etichette che Action non vuole, quella di morigerato è l’ultima che gli appiccicheremmo, ma oltre ad essere uno sbruffone è anche un insicuro, un esploratore, un impavido, una mente flessibile e sensibile, un forte, un debole e un pensatore.

Se da un lato ostenta completa noncuranza e sfregio nei confronti dell’altro sesso, pullulante di spietate gold diggers, dall’altro ci mostra le cicatrici, talvolta con la nonchalance di chi è riuscito a prendere coscienza del proprio vissuto ed accettarsi per quello che è: “Who gives a fuck, I’m a sinner / I had dreams of fuckin’ Keri Hilson in my Duncans / Woke up naked at the Hilton with a bitch that look like Seal’s cousin”, talvolta con il cinismo di chi ha deciso di vendicarsi delle umiliazioni subite e sfruttare la propria popolarità e l’autostima che ne deriva per impartirne altrettante (e in tale categoria rientrano magistralmente anche i versi di Chance in Baby Blue): “There were times I used to hide my feelings / Now I’m butt naked in the Lamborghini / And motherfuckers can’t see me”, o, infine, viene sopraffatto, esibendo ancora la debolezza del bambino scelto per ultimo al momento di fare le squadre al playground. Una debolezza che inevitabilmente sfocia nell’autodistruzione delle polverose City Boy Blues e The Light in the Addict: “On this dark old road, tryna find my way / I’m sick and I’m tired of games people play / No 808, I’m barely standing / That ain’t for dealing, that girl in your hand ”. Bronsolino mette a nudo ogni sua sfaccettatura poichè prima di tutto è un essere umano, ma sempre in maniera brutalmente schietta, sopratutto nel constatare amaramente che l’amore ricevuto è dovuto esclusivamente alla fama. Ripudia categoricamente qualsiasi posa ed ipocrisia (in maniera talmente spinta da riuscire a mettere in dubbio persino la funzionalità della biancheria intima): “My time gon’ come / I’m headed to the top / Like I never wore makeup, and I’m ready for the spotlight”. 

C’è spazio infatti anche per attaccare i rapper che si atteggiano vanagloriosamente a grandi criminali, poi spazio per interrogarsi sulla propria integrità e quanto questa sia minacciata dal successo, e spazio per polemizzare sulla attuale considerazione ricevuta dall’hiphop made in NY, nella fenomenale Only in America (“NYC what the fuck is goin’ on? / These mothafuckas won’t play my song”). Il cerchio si chiude con Easy Rider, la cui strada viene spalancata da The Passage (Live from Prague), attraverso un lungo trip di acidi che lo porterà ad aprire gli occhi sulla sua reale missione: il bene dei suoi figli (“Started running with the stallions/ Playing frisbee in the West Indies / did the tango with my kidneys / Eyes open, now I know just who my kids need”), contribuendo a rafforzare la sua immagine di artista ben ancorato alla realtà.
Tredici brani che rappresentano una opera omnia del vissuto di Arian Asllani, facile credere che abbia definito questo il suo “life work”, e non solo perché rappresenta il suo album d’esordio per una major. Se da un lato questi 49 minuti possono suonare estremamente volgari, chiassosi ed appariscenti, d’altro canto rappresentano senza ombra di dubbio l’essenza di Action Bronson, che non si orna di contraddittorie e stucchevoli sofisticazioni.

Opportunity be Knocking”

Tracce Consigliate: Actin’ Crazy, Only in America.