Mixhalo è l’app sviluppata da un’omonima startup che vuole permettere a chi partecipa ad un concerto, e non solo, di avere un’esperienza di ascolto di qualità più elevata e più immersiva. Il funzionamento dell’applicazione è semplice: ad un concerto gli spettatori dovranno collegarsi all’app e indossare le cuffie, in modo da avere la possibilità di ascoltare la musica proprio come l’artista che la sta suonando sul palco o di scegliere come si preferisce ascoltarla

Il giornalista Mike Murphy ha provato l’app per Quartz a un concerto degli Incubus a New York – il chitarrista della band Mike Einziger è uno dei fondatori dell’applicazione.  Murphy, dopo aver premesso di sperimentare spesso per lavoro nuove tecnologie e che raramente una di queste lo colpisce sul serio, ha scritto:

Con Mixhalo potevo sentire il mix dei musicisti arrivare direttamente dal palco, nello stesso modo in cui lo sentivano loro. Potevo scegliere se ascoltare uno specifico mix, spostandomi tra le parti con le chitarre o escludendo il canale con la voce del cantante Brandon Boyd. Potevo alzare o abbassare il volume e saltare da un canale all’altro come, quando e quanto volevo. Ero tra il pubblico, in un settore laterale, ma era come se gli Incubus stessero suonando proprio e solo per me. Potevo davvero capire cosa Boyd stava cantando e sentire distintamente la batteria. Mixhalo penso che cambierà il modo in cui parteciperemo agli eventi dal vivo. Una esperienza di musica dal vivo come mai prima.

L’amministratore delegato di Mixhalo Marc Ruxin ha dichiarato a Venues Now:

Stiamo davvero cercando di democratizzare la musica: vogliamo che ogni posto sia il miglior posto possibile. I consumatori si sono fatti andare bene la bassa definizione per decenni, finché non è arrivato qualcosa di migliore: la TV con l’HD è più bella, e la musica con Mixhalo suona meglio.

Einziger sta sviluppando l’app insieme a sua moglie Ann Marie Calhoun, nota violinista che ha collaborato anche con Hans Zimmer. Einziger ha detto a Quartz di essere stato uno dei primi musicisti a usare le cuffie in-ear monitors, che gli hanno permesso di ascoltare, mentre suonava con la sua bands, solo i suoni provenienti dal palco, escludendo tutti gli altri. Il passaggio dalle classiche spie da palco alle in-ear lo ha fatto riflettere sulla condizione del pubblico, il quale non avrebbe mai avuto una esperienza di ascolto pari a quella dei musicisti sul palco.

Einziger ha raccontato che l’idea di sviluppare Mixhalo l’ha avuta nel 2016, quando alle prove per uno show ai Grammy fece ascoltare alla sua fidanzata come sentiva la musica chi la suonava dal palco. In seguito, servendosi delle sue conoscenze ad Harvard, ebbe la certezza che la usa idea poteva essere supportata dalla tecnologia esistente. L’idea di Einziger è stata avallata anche da Elon Musk, il quale se ne interessò prima che fosse partitoli suo sviluppo. Einziger ha rivelato che Musk gli disse: “Se riuscirai a farlo, cambierà le cose”.

L’applicazione è stata sviluppata facilmente, ma ciò che preoccupava era far sì che i suoni potessero arrivare in tempo reale e in ottima qualità a ogni spettatore. Per renderlo possibile gli sviluppatori si sono serviti di un network wi-fi privato. Quindi, prima di ogni concerto, bisogna installare dei ripetitori per trasmettere tutti i canali audio proveniente dal palco, gli spettatori, invece, dovranno scaricare l’app, avere delle cuffie e collegarsi alla rete wi-fi privata di Mixhalo.

Mixhalo dovrebbe essere già pronta a supportare decine di canali audio nel corso di un singolo concerto, e in teoria ne potrebbe sostenere più di 150. Al momento l’unico problema di Mixhalo è la vastità dell’area da coprire con i suoi ripetitori (pensate ad un festival), perché maggiore è superficie da coprire con il segnale wi-fi privato, maggiori sanno i ripetitori da installare e di conseguenza i costi del servizio.

Mixhalo, come già detto, potrebbe rivoluzionare il modo di ascoltare la musica dal vivo garantendo ad ogni singolo spettatore, in qualunque posizione si trovi rispetto al palco, la migliore qualità del suono possibile e la possibilità di scegliere tra diversi canali, mix e regolazione dei volumi; tuttavia l’app farebbe venir meno la componente sociale dell’esperienza, elemento essenziale di ogni singolo concerto o festival, e gli spettatori saranno intenti a smanettare con i loro smartphone ancora più di quanto già accade.