lana d

“Bello ‘sto pizzo, amo’? Che so’, le mutande de nonna?”

“No La’, è l’abito da sposa!”

“E che ce se sposava in mutande?”

Siamo certi che sia stato più o meno questo il dialogo che ha portato alla realizzazione del video di Ultraviolence, terzo singolo estratto dall’omonimo album di Lana Del Rey e che ora, dopo West Coast e Shades Of Cool, ha anch’esso un video. Realizzato in pochi minuti, presumibilmente. Sì, perché siamo certi – vista la rigogliosa vegetazione, gli agrumi e le architetture sacre – che la clip sia stata girata proprio in Italia, durante un assolato pomeriggio di giugno, mentre Lana se la faceva con Francesco Carrozzini, flirt di cui i rotocalchi hanno parlato a oltranza. Dev’essere stato a casa di lui, in un vecchio armadio, che la nostra dolce Lanuccia deve aver trovato l’abito da sposa che così ingenuamente indossa. Preso il cellulare e affidatolo a Francy, deve avergli detto: “Dai teso’, tojemose pure ‘st’artro dente e accontentamo i fan!”.

Nel giro di dieci minuti ecco girato un videoclip – diciamolo! –  squallido, coerentissimo con l’appeal vintage del repertorio audiovisivo della Del Rey, ma a questo punto, assai ridondante. La solita pellicola consumata e sgranata, i riverberi, il solito atteggiamento svampito, espressioni di una vaghezza disarmante, indici ciucciati come nel prologo di un porno, con l’aggiunta di limoni consumati in anfratti desolati e perfino reti da cantiere mal celate sullo sfondo. Insomma, un guaio di video di cui nessuno sentiva la necessità.

Lana cara, magari spenderci due soldi in più la prossima volta, eh!