Un tornado mediatico ha travolto l’esibizione di Kanye West ieri sera a San Jose, in California, quando il rapper dal palco sopraelevato ha intervallato la scaletta con una serie di dichiarazioni politiche piuttosto impegnative (quantificate dai presenti in circa un’ora di sermone), affermando il proprio supporto ed ammirazione nei confronti del neo-Presidente degli Stati Uniti d’America Donald Trump.

Premettendo che lo stesso Mr. West aveva candidamente ammesso che non si sarebbe recato alle urne lo scorso 8 Novembre, ha tenuto a precisare che, qualora lo avesse fatto, avrebbe espresso un voto in favore del candidato Repubblicano, ammirandone la retorica ed i metodi comunicativi:

There’s nonpolitical methods to speaking that I like, that I feel were very futuristic. And that style, and that method of communication, has proven that it can beat a politically correct way of communication. And I fuck with that. Trump’s approach wasn’t just entertaining – I actually think that his approach was absolutely genius. Because it fucking worked!

Correggendo maldestramente il tiro, Yeezy ha giocato la carta dell’eterno duello fra le forze del bene e del male, il cui bilanciamento è necessario affinché la vita proceda pacificamente:

Sometimes things that you might think are bad need to happen, in order for change to fucking happen. Sometimes you might have to not get your way to really understand what to do in the future, to be able to get your way.

La contestazione maggiore immediatamente addebitata all’artista è stata quella di aver manifestato entusiasmo nei confronti di un personaggio apertamente lanciatosi in espressioni xenofobe e razziste, anche contro la comunità afroamericana. Kanye, producer, musicista e cantante black, ha tentato di giustificare le proprie affermazioni illustrando un più generale quadro di discriminazione che affliggerebbe l’America intera, e non soltanto il suo massimo rappresentate istituzionale Donald Trump:

Specifically to black people, stop focusing on racism. This world is racist, OK? Let’s stop being distracted to focus on that as much. It’s just a fucking fact. We are in a racist country, period. Do not allow people to make us talk about that so fucking long. Let’s talk about whatever the fuck you wanna talk about. Let’s stop talking about that, bro. It’s racist, OK? … And not one or the other candidate was gonna instantly be able to change that because of their views. Bottom fucking line.

La predica (la cui versione integrale potete leggere qui), si è estesa ad argomenti d’ogni genere, dall’educazione dei ragazzi nelle scuole, alla maturità politica di Hillary Clinton, sino alla riconferma della propria candidatura alle elezioni del 2020, ribadendo quanto fortemente incisivo e d’ispirazione sia stato il modello promozionale e comunicativo di Trump, che il rapper intende ricalcare.

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Un numero elevato di presenti ha abbandonato la sala in segno di protesta (dubitiamo che metteranno nuovamente piede ad un concerto del loro -ex- artista preferito): la comunità nera si è detta sconvolta dal discorso ascoltato, ma c’è da riconoscere che Kanye West sia, da sempre, più che rinomato per dichiarazioni contrarie all’opinione pubblica e al buon senso, spesso partorite senza particolare riflessione a riguardo.

Probabilmente questo non è che uno dei suoi soliti colpi di testa; laddove così non fosse, non sarebbe la prima volta in cui consigliamo a Kanye un periodo di riposo, o che il microfono smetta di funzionare quando decide di recitare il Vangelo secondo Yeezus.