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Deve essere stata una serata deprimente quella vissuta un paio di giorni fa da Jack White.
In effetti cosa può esserci di peggio per un artista se non il non percepire alcun coinvolgimento del pubblico che, invece, preferisce sollazzarsi su comode poltrone, accennare un applauso e scattare foto al cellulare? Direi niente.

E così, dopo appena mezz’ora di concerto – in una delle due performance previste a Detroit che vedono il ritorno di White a casa per la promozione di Lazaretto, suo ultimo album – il nostro Jack ha deciso di abbandonare il palco, rassegnato e infastidito di fronte all’impassibilità dell’audience del Fox Theatre. Un rapido “grazie e che Dio vi benedica” e il sipario si è chiuso.

Eppure il manager Lalo Medina si era già raccomandato col pubblico, prima del concerto, di non sedersi e di non tenersi occupato coi telefonini. Ma a Detroit le raccomandazioni valgono zero e si fa fatica a mostrarsi entusiasti; poi, se ci si ritrova una poltrona sotto al sedere non si resiste proprio alla tentazione di quel piacere che solo le imbottiture in velluto sanno dare. White, che conosce bene i suoi concittadini, ha deciso infine di tornare in scena riprendendoli in questo modo:

“Io so che in quanto cittadini di Detroit potete fare a meno di comode poltrone e di belle luci per fare in modo che qualcosa sia il più spontaneo possibile. Ora siamo tutti qui, insieme. E questo non è Via Col Vento negli anni ’30, ok?”

La risposta (positiva) del pubblico non si è fatta attendere e la performance è andata avanti serenamente fino alla fine, quando l’artista ha tenuto a precisare:

“Mi ero ripromesso che avrei suonato una sola volta qui. Questa sarà l’ultima che vedrà esibirmi al Fox Theatre. È stato l’ultimo pezzo di un puzzle, che ho voluto conservare per molto tempo”.

Sarà andata meglio ieri sera al Masonic Temple, anche conosciuto come Jack White Theatre (per le notevoli donazioni con cui è riuscito a salvarlo dalla chiusura), senza sedie e con cellulari requisiti all’entrata. Forse.